Coppa Davis, il merito del capitano azzurro Filippo Volandri

Coppa Davis, il merito del capitano azzurro Filippo Volandri

Oltre ai magnifici ragazzi che sono scesi in campo, a Malaga, portando a casa la mitica “insalatiera”, la conquista della Coppa Davis ha visto protagonista anche un uomo che è rimasto sempre seduto, a bordo campo, Filippo Volandri (42 anni), il capitano della Nazionale azzurra. A caldo, ai microfoni di Raisport, ha commentato così: “Sono molto orgoglioso di questi ragazzi, sono felice che siamo riusciti a fare tutto, grazie a chi ci ha seguito e supportato. Siamo un gruppo molto unito. Ora possiamo festeggiare. Questo progetto è partito da lontanissimo, abbiamo affrontato un miliardo di difficoltà ma siamo stati vicini. Ho sempre avuto il supporto di questi ragazzi, anche di Berrettini, da quando è arrivato abbiamo ancora fatto di più famiglia. Sono super orgoglioso, non ho parole”.

Le parole chiave sono “gruppo”, “progetto” e “difficoltà”. Senza questi ingredienti non può mai arrivare una vittoria così importante. Con una rilevante sottolineatura di Volandri sull’importanza del gruppo: “Da quando è arrivato qui Matteo (Berrettini ndr) siamo diventati ancor più famiglia”, ha detto commosso il capitano.

Ci sembra doveroso ricordare chi è Volandri, partendo da dove tutto è iniziato, Livorno, la sua città natale. Diciamo subito che il tennis è nel dna della sua famiglia. Suo padre è presidente del Tennis Club Livorno, sua sorella maestra di tennis, la zia maestra nazionale. Provarci con la racchetta, a soli sette anni, è una scelta quasi obbligata. A sedici anni, dopo aver fatto vedere che ci sa fare, passa tra i professionisti, affiancato da coach Fabrizio Fanucci. Nell’arco di un anno arriva al numero 520 del ranking mondiale.

Il primo trofeo vinto in carriera è il Futures Italy F18, con l’ingresso tra i primi 300 del ranking Atp. La scalata della classifica procede a ritmo spedito. Volandri gioca un buon tennis sulla terra rossa. Predilige i colpi da fondo campo e con il rovescio si toglie belle soddisfazioni, anche il dritto non è male. Unico suo punto debole è il servizio. Nel 2003 diventa numero uno in Italia per quasi tre anni di fila (157 settimane). Arriva anche la sua prima finale Atp in carriera, a Umago, in cui perde con lo spagnolo Moyá. Per il primo successo in carriera deve attendere il 2004, quando si impone nell’Atp Pörtschach, in Austria, battendo il belga Xavier Malisse.

Grande exploit nel 2007, quando agli Internazionali d’Italia raggiunge la semifinale, sconfiggendo contro ogni pronostico Richard Gasquet nel secondo turno e soprattutto un certo Roger Federer, numero uno al mondo. Viene sconfitto in semifinale da Fernando González, ma con quella vittoria contro il campione svizzero è il quarto italiano, di tutti i tempi, a battere un n° 1 dell’Atp. Lasciata Roma vola a Parigi e conferma il suo ottimo stato di grazia, arrivando agli ottavi di finale. È proprio quell’estate, a luglio, che raggiunge il punto più alto della sua carriera, collocandosi al numero 25 del ranking mondiale.

Filippo Volandri

Tra alti e bassi, tra cui una squalifica per doping poi cancellata, nel febbraio 2012 disputa la sua nona e ultima finale in carriera, perdendo contro Nicolas Almagro un match molto combattuto (3-6, 6-4, 4-6). A fine carriera Volandri racconterà di aver avuto un solo grande rimpianto, quello di aver iniziato troppo tardi (a 16 anni) a giocare sui campi veloci, restando troppo attaccato al suo primo amore, la terra rossa.

Appesa la racchetta al chiodo (mai del tutto) Volandri rimane nel giro, divenendo tecnico della Federazione, incarico che alterna a quello di commentatore in tv. Nel 2018 ottiene l’incarico di seguire e formare i giovani, poi nel gennaio 2021 subentra a Corrado Barazzutti nel ruolo di capitano non giocatore della Nazionale. Il 26 novembre 2023 contribuisce a scrivere un pezzo di storia dello sport italiano: la Coppa Davis è di nuovo azzurra, 47 anni dopo. Merito di Sinner e dei suoi compagni, ovviamente, ma di sicuro merito anche di Volandri.

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