Condanna confermata. La Corte d’Appello di Brescia ha ribadito la condanna di primo grado a 1 anno e 3 mesi (pena sospesa) per l’ex pm di Mani Pulite ed ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, imputato per rivelazione del segreto d’ufficio in relazione alla vicenda dei verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria. Lo riferisce uno dei legali dell’ex pm, l’avvocato Davide Steccanella, che aveva chiesto l’assoluzione per il suo assistito. Ma non è andata così e per la seconda volta le toghe hanno espresso la colpevolezza dell’imputato rispetto alle circostanze contestate, respingendo il ricorso.
L’ex pm di Mani Pulite è a processo per aver divulgato a Roma ad una dozzina di persone le “notizie riservate” contenute nei verbali dell’ex legale esterno di Eni, Piero Amara, a lui consegnati dal pm milanese su una pen-drive in formato word con modalità “quasi carbonare“, come si legge nella sentenza di primo grado, ora confermata. “Smarrimento di postura istituzionale” scrissero l’anno scorso i giudici. Davigo – secondo le accuse – avrebbe allargato “la platea dei destinatari della rivelazione“.
I giudici si sono presi 90 giorni per il deposito delle motivazioni. I legali di Davigo presenteranno ricorso alla Corte di Cassazione. Secondo quanto si apprende, dopo la lettura della sentenza Davigo è uscito dall’aula e ai giornalisti che gli chiedevano un commento ha risposto in modo deciso che non aveva dichiarazioni da rilasciare. No comment, dunque. Diversamente, nel dicembre scorso, l’ex pm aveva parlato della vicenda processuale durante la sua partecipazione al podcast Muschio Selvaggio. “Non solo non ho commesso reati, ma ho fatto il mio mestiere. Ma visto che a Brescia le cose non sempre le capiscono mi hanno condannato“, aveva dichiarato, in riferimento al pronunciamento di primo grado. Il tribunale aveva reagito attraverso una nota, parlando di “vivo stupore e sconcerto” per quelle esternazioni.
Stavolta a parlare è stato invece l’avvocato Steccanella, che con il collega Francesco Borasi difende Davigo. “Continuo ad essere convinto dell’innocenza del mio assistito. Ricorreremo in Cassazione. Leggeremo le motivazioni“, ha affermato il legale. Diversa e opposta la posizione espressa invece da Fabio Repici, legale della parte civile Sebastiano Ardita. “Oggi è stata confermata la colpevolezza del dottor Davigo nell’aver illecitamente divulgato le calunniose dichiarazioni di Piero Amara al fine di screditare il magistrato Sebastiano Ardita, così condizionando il funzionamento del Csm“, ha dichiarato all’Adnkronos l’avvocato.
La notizia arrivata dal tribunale di Brescia ha suscitato a stretto giro reazioni e commenti. Il primo a prununciarsi con toni sferzanti è stato Matteo Renzi. “Per anni Pier Camillo Davigo ci ha fatto la morale – attaccando me personalmente, più volte – da numerosi studi televisivi. Oggi il giustizialista Davigo è condannato anche in Appello per rivelazione di segreto d’ufficio“, ha scritto il senatore di Italia Viva. E ancora: “Io non sono come lui, io sono garantista. E dunque gli auguro di ribaltare il verdetto in Cassazione. Ma il tempo è sempre più galantuomo: emerge lo scandalo dossier, i commentatori moralisti che ci attaccavano vengono condannati in appello, la Cassazione e la Corte Costituzionale ci danno ragione. Spero che sia più chiaro adesso che cosa ci hanno fatto subire in questi anni…“.