Tasse più basse per chi guadagna fino a 50mila euro. Il viceministro all’Economia Maurizio Leo parla al Giornale di cartelle, riscossione e partite Iva, annunciando il piano dell’esecutivo per riequilibrare il rapporto tra fisco e contribuente grazie a una «rivoluzione fiscale».
Viceministro, il concordato preventivo biennale per le partite Iva ha sollevato plauso ma anche critiche. In ogni caso ora è legge ed entro il 15 ottobre chi vi avrà aderito dovrà firmare il patto con il fisco. Quali sono le previsioni del ministero sul numero di quanti ne usufruiranno?
«Questo tipo di concordato interessa complessivamente oltre 4 milioni di contribuenti. Nel mondo delle partite Iva ci sono due categorie, i soggetti Isa che sono 2 milioni 420 mila e i forfettari, circa un milione 700 mila: la proposta dell’amministrazione finanziaria è destinata a tutti indistintamente».
Nel decreto legislativo che riguarda questa misura il governo ha allungato, su richiesta del Parlamento, il tempo di adesione fino al 15 ottobre. C’è un motivo particolare?
«Nessun motivo particolare, si è semplicemente voluto da dare la possibilità di aderire al maggior numero di contribuenti».
Quanto si dovrà pagare in media per arrivare al voto 8 nella pagella fiscale?
«In questa prima fase sarebbe sbagliato concentrarsi su questo. Il nostro obiettivo è accompagnare i contribuenti con un indice di affidabilità basso verso un miglioramento del punteggio. È un percorso che avverrà per step e che intendiamo portare a termine con decisione».
Che cosa risponde a quanti hanno criticato il provvedimento sostenendo che aiuterà gli evasori e quanti non vogliono pagare le tasse?
«Rispondo che non è così. Mi è dispiaciuto assistere a quelle polemiche strumentali sulla bontà del provvedimento, perché il concordato preventivo biennale è una misura a beneficio di tutti: sia dei contribuenti che dell’amministrazione finanziaria. Ci aiuterà a fare un salto qualitativo notevole».
Può chiarire meglio questo punto?
«Oggi i dati più aggiornati dicono che i controlli riguardano ogni anno pochissime partite Iva. E se si allarga lo sguardo agli ultimi anni prima del Covid, che ha bloccato anche le verifiche, i controlli reali sui contribuenti soggetti agli indicatori sintetici di affidabilità con voto inferiore all’8 non arrivano all’1%. Dunque, i controlli da soli non bastano. Dobbiamo tendere la mano ai contribuenti per portarli verso una maggiore fedeltà fiscale. Forse chi contesta questa misura vuole che le cose rimangano così».
Questo non significherà abbassare la guardia nella lotta all’evasione?
«Assolutamente no. Saremo inflessibili con chi commette frodi o comportamenti simulatori. Questo ci tengo a sottolinearlo, così da sgombrare il campo da dubbi interpretativi. Peraltro, l’amministrazione finanziaria nel 2023 ha recuperato oltre 31 miliardi dalla lotta all’evasione, di cui 24,7 miliardi da tributi erariali. A conferma della nostra attenzione sul tema».
Qual è la previsione di introiti che l’amministrazione fiscale si attende dal concordato preventivo?
«Rimango dell’idea che non sarebbe corretto giocare con i numeri. Le nostre previsioni sono comunque ottimistiche. Il concordato preventivo è una sfida importante: se, come credo, si riuscirà a portare a casa un risultato significativo in termini di gettito, facendo in modo che il contribuente gradualmente si attesti sul reddito effettivo, avremo le risorse per abbassare ulteriormente il carico dell’Irpef».
Tema sempre attuale è il taglio dell’Irpef, ma per allungarlo servono almeno 4 miliardi. Risponde al vero che verrà alzata la soglia di reddito a 50mila euro?
«Nel primo intervento sull’Irpef siamo partiti attenzionando le fasce medio-basse. Valuteremo le risorse disponibili, ma senz’altro la prossima tappa potrà riguardare proprio i redditi più elevati, perché certo non si può pensare che chi ha 50mila euro di reddito debba subire una tassazione che, comprendendo anche le addizionali regionali e comunali, supera il 50%. Sono livelli inaccettabili per una nazione come la nostra che ha quale obiettivo la maggiore crescita».
Alcuni suoi predecessori giustificavano questi livelli spiegando che solo così è possibile assicurare una qualità accettabile dei servizi…
«È vero, le tasse servono a pagare i servizi, ma è ancora più vero che liberare liquidità nelle tasche dei cittadini significa far girare meglio l’economia».
A proposito di risorse in entrata, c’è il via libera alla gara per il Lotto. Si parla di un potenziale introito di 1,1 miliardi: verranno destinati tutti al taglio delle tasse?
«Anche qui preferisco non sbilanciarmi con previsioni affrettate. Va da sé che in questo momento il taglio delle tasse è uno degli obiettivi primari del governo. Dunque, tutte le risorse che si libereranno, se possibile, verranno destinate a questo capitolo, sempre tenendo a mente che abbiamo degli equilibri di bilancio da rispettare. Su questo siamo stati chiari con gli italiani e loro, votandoci, hanno dimostrato di apprezzare questa nostra serietà».
Il prossimo decreto attuativo della delega fiscale sarà la riforma della riscossione. E qui c’è il tema delicato dei pignoramenti più facili dei conti correnti. Non vi state spingendo un po’ troppo avanti? Non temete il rischio di essere accusati di mettere le mani nelle tasche degli italiani?
«Il testo del decreto deve essere ancora presentato e approvato dal Consiglio dei ministri. Ci stiamo lavorando di concerto con gli uffici competenti, ma posso assicurare che non ci sono norme su pignoramenti facili. Noi non vogliamo mettere le mani nelle tasche degli italiani. Questo lo dico senza mezze misure».
Si parla di intelligenza artificiale nella caccia agli evasori. Ci spiega come dovrebbe funzionare?
«Oggi abbiamo tanti elementi a nostra disposizione per poter stanare chi evade: banche dati interoperabili, fatturazione elettronica e corrispettivi telematici. L’intelligenza artificiale può essere di grande supporto nel combinare questi dati e rilevare situazioni anomale».
Il fatto che la ricognizione avvenga in via preventiva non rischia di violare la privacy dei cittadini?
«Viene fatta in via preventiva proprio per non colpire il contribuente con atti di accertamento. Quanto alla tutela della privacy del singolo contribuente, penso di poter garantire che verranno prese tutte le misure necessarie. In tal senso ed anche in relazione al concordato preventivo biennale, l’Agenzia delle Entrate insieme a Sogei sta svolgendo un grande lavoro».
Alcuni suoi collaboratori sostengono che la riforma fiscale che il governo sta realizzando sia un’autentica rivoluzione. Si sente di definirla tale?
«Confermo: stiamo facendo una vera e propria rivoluzione. Posso dirlo senza timore di smentita. L’Italia aspettava questa riforma del fisco da oltre cinquant’anni. L’avevamo promessa, l’abbiamo architettata e la stiamo attuando rispettando gli obiettivi temporali che ci eravamo dati subito dopo l’approvazione della legge delega».
A che punto siamo nella tabella di marcia?
«Da agosto 2023 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale sette decreti attuativi, più di uno al mese, e due, ad oggi, sono in corso di approvazione. Completarla sarà non solo un successo del governo Meloni, ma della nazione intera, che potrà finalmente beneficiare di un sistema fiscale moderno e in linea con le maggiori economie europee e occidentali».