Nuovi guai giudiziari per Liliane Murekatete, moglie del parlamentare di sinistra Aboubakar Soumahoro. Le cooperative Karibu, Consorzio Aid e Jambo Africa, create dalla donna insieme alla madre Marie Terese Mukamitsindo, sono finite nel mirino dell’Ufficio dell’Unione europea per la lotta antifrode (Olaf). L’organismo sovranazionale vuole vederci chiaro sui presunti atti illeciti che avrebbe compiuto la famiglia di Soumahoro e ha chiesto, il 21 novembre scorso, tutti i documenti dell’inchiesta portata avanti dalla procura di Latina che indaga per i reati di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale, per distrazione, e autoriciclaggio.
La vicenda
Il parlamentare, marito e genero delle due donne indagate, è completamente estraneo alla vicenda, ma il polverone che si è abbattuto su di lui ha avuto importanti ripercussioni. Gli inquirenti stanno indagando su come venivano gestiti gli oltre trenta centri di accoglienza di Marie Terese Mukamitsindo e Liliane Murekatete. Come riporta Il Fatto quotidiano, il prossimo primo marzo si terrà l’udienza preliminare nel Tribunale di Latina. Le donne, in ogni caso, sono già a processo per i reati fiscali che vengono contestati dai giudici. Ora l’inchiesta si è allargata a livello europeo.
L’inchiesta dell’Olaf
L’Ufficio dell’Unione europea per la lotta antifrode punta l’indice su alcuni immobili di Bruxelles che sarebbero riconducibili a Marie Terese Mukamitsindo e Liliane Murekatete. I due appartamenti frutterebbero denaro alle donne. Il primo, nel quartiere Ixelles della città belga, sarebbe stato affittato da Liliane alla madre per mille euro al mese, mentre il secondo, nello stesso condominio, sarebbe occupato dalla cooperativa Karibu per 1.300 euro mensili. Su altri immobili a Bruxelles di proprietà della famiglia l’Olaf intende fare luce.
L’indagine
Tutto è partito tempo fa dopo la denuncia di alcuni migranti, i quali lamentavano le pessime condizioni in cui sarebbero stati costretti a lavorare nelle cooperative dei familiari del parlamentare Soumahoro. Le donne avevano dato la colpa agli stessi extracomunitari, i quali avrebbero tenuto atteggiamenti violenti, compromettendo in questo moto la salubrità dei locali. Anche l’accusa di far vivere gli stranieri in soprannumero era stata rigettata da Marie Terese Mukamitsindo, la quale aveva spostato l’attenzione sulla prefettura che, secondo la donna, avrebbe fatto esplicità richiesta di tenere più persone nello stesso luogo per un’emergenza. Le ispezioni ordinate dagli inquirenti avevano rilevato condizioni non idonee nei locali dei centri di accoglienza, sia nelle cucine, sia nelle camere da letto. Una strenua difesa che sembra non abbia convinto la procura. Le indagini vanno avanti e adesso si arricchiscono a livello internazionale anche grazie all’intervento dell’Olaf.