All’ultimo respiro: la Juve soffre ma batte il Frosinone 3-2

Vlahović alza la testa e guida la Juve a tre punti di sofferenza e cuore (via Juventus Fc)

Il ventiseiesimo turno di Serie A si apre col sole sopra l’ennesimo sold out dell’Allianz Stadium, che guida l’assalto ai tre punti essenziale per una Juventus che deve forse ancora ritrovarsi ma guadagna almeno del respiro, con un gol emblematico al novantacinquesimo, in un match assolutamente incredibile. Uscire dalla crisi, il mantra di questo Juventus–Frosinone, che s’incrociano in un momento delicato quasi agli estremi opposti della classifica, si fa realtà in campo. In un primo tempo vivacissimo, ad aprire le danze – e mettersi in spalla tutta la squadra – è indubbiamente Dusan Vlahovic, che sale a quota quindici gol con una doppietta che apre e chiude il primo parziale di gioco.

L'azione del primo gol di Vlahović
L’azione del primo gol di Vlahović: decisivo oggi l’attaccante serbo (via Juventus Fc)

Il Frosinone, però, nonostante si faccia beffare subito e poi recuperare in chiusura, gioca bene le sue carte, in una conduzione ben studiata e ben eseguita, in cui riesce a ferire la difesa bianconera a due riprese, con una qualità corale impressionante: prima, è Cheddira a trovare il primo gol d’azione col colpo si testa finalizzato sul cross pregevole di Zortea; poi, Brescianini compie la rimonta con una finalizzazione da centravanti, servito nello spazio da Harroui, mvp lato ciociaro. Succede tutto subito, e poi pare non accadere più niente: il secondo tempo è bloccato, nonostante i tentativi d’assedio dei padroni di casa e qualche ripartenza pericolosa degli ospiti, finché non è il cuore, nella sua forma più pura, ad avere la meglio – la bandiera Rugani, sulla spizzata del 9 serbo dall’ultimo corner al minuto 94:58, trova un angolo impossibile sotto le gambe di Cerofolini. È tutta qui, nell’esultanza collettive dello Stadium, la possibile ripartenza della Juventus, che torna alla vittoria.

Uscire dalla crisi

Sarà un segno il timido sole che illumina l’ennesimo sold out all’Allianz? Quasi imprevedibilmente Juventus e Frosinone, due squadre così diverse nei presupposti e negli obiettivi, si giocano il ventiseiesimo turno di Serie A con una prospettiva molto simile: la necessità d’uscire dalla crisi e riacquistare fiducia. Mentre i bianconeri di Allegri perdono terreno sull’Inter capolista coi soli due punti nelle ultime quattro gare (dai pareggi con Empoli e Verona alla sconfitta contro l’Udinese), proprio mentre l’allenatore livornese arriva al match 407 ad un passo dal traguardo dei 1.000 punti raccolti nella competizione, da dicembre il Frosinone è, assieme alla Salernitata, la squadra che ha perso più partite ed incassato più gol – segnali di vitalità, quelli visti con la Roma, che non portano però alle conclusioni. Una vitalità che è in primis la Juve a dover riacquisire, per restare in corsa.

Le formazioni titolari in campo

Massimiliano Allegri sceglie “la formazione migliore”. Allora, davanti a Szczęsny, si conferma la solidità e l’esperienza col trio Gatti, Bremer, Rugani; esterni Cambiaso e Kostić, affiancati da McKennie, Locatelli e Rabiot. Nessun dubbio davanti: Vlahovic e Chiesa.

Eusebio Di Francesco sceglie la novità, con un modulo speculare agli avversari, e l’aggressività come obiettivo. Con Cerofolini tra i pali, Lirola e Okoli vanno a fiancheggiare Romagnoli; con Mazzitelli da play e Valeri e Zortea sulle fasce, Harroui e Brescianini sosterranno il centrocampo alle spalle del giovanissimo leader Soulé accanto a Cheddira.

Vlahovic apre e chiude, ma il Frosinone sa ferire

Il fischio d’inizio di Rapuano è accompagnato dal boato di un Allianz Stadium ancora una volta gremito: segno tangibile ed udibile che il momento di crisi che sta vivendo la Juventus dev’essere superato, senza se e senza ma. Tra la ripartenza e l’atterraggio c’è però un Frosinone in assetto nuovo, a soli tre passi dalla caduta ma con alcuna intenzione di cedere il passo. La fiducia è probabilmente il fattore più importante – quella fiducia che mostra, dai primi movimenti, Vlahović. Non passano nemmeno cinque minuti che l’attaccante serbo ex Viola imbuca il suo quattordicesimo centro stagionale: Gatti in ripartenza trova in profondità McKennie, che stoppa ed imbuca l’assist (il quarto del texano) al bacio verso il centro dell’area ciociara – l’interno destro di Vlahović, anche lievemente sporcato, entra senza lasciar scampo all’incolpevole Cerofolini, scelto da Di Francesco al posto di Turati, alla sua settima in Serie A. 1-0.

Il Frosinone cerca la reazione, e lo fa (quasi) immediatamente, approfittando d’un brutto errore in uscita della difesa bianconera: Bremer s’immola su Cheddira, prendendosi subito un giallo insidioso – dalla punizione che ne segue, l’osservato speciale Soulé cerca di ferire Szczęsny ma trova soltanto la barriera. L’argentino classe 2003 si rifà, a modo suo, una decina di minuti dopo: al termine di una costruzione corale di qualità che, di nuovo, parte dai piedi d’oro del giovanissimo attaccante in prestito proprio dalla Juve, arriva a Brescianini prima e Zortea poi, che trova spazio e genio per offrire un cross delicatissimo per la testa di Cheddira – l’ex Bari si sblocca col primo gol su azione nel momento più importante. È subito 1-1.

Dal 18 gialloblù, che prova a mettersi in proprio ed esaltarsi, al numero 9 bianconero che si aggira famelico in un movimento ad elastico avanti e indietro: la sfida è forse tutta lì, nonostante Chiesa cominci ad accendersi attorno al ventesimo con un paio di spunti degni di nota; mentre una smorfia di Rabiot, alla duecentesima e con fascia da capitano in assenza di Danilo, non lascia ben presagire. Il Frosinone, dal canto suo, appena riesce a recuperare palla, tiene il possesso palla e sposta il baricentro da sinistra a destra, dove spesso cerca conclusioni o d’entrare di sfondamento in area juventina. “Out of the blue”, lo shock per l’Allianz, a tre giri dalla mezz’ora: dalla rimessa bassa da sinistra all’inserimento interno da destra, emblema d’una costruzione chirurgicamente studiata – Harroui porta palla finché vede partire Brescianini, serve allora il numero 4 che imbuca da vero centravanti. La ribalta il Frosinone: 1-2 per i ciociari.

L’incubo Juve pare non finire: giusto il tempo della rimonta compiuta dagli avversari e Rabiot deve togliersi la fascia: il centrocampista francese soffre le conseguenze d’un pestone fortuito che rende allora necessario il cambio immediato in favore di Alcaraz. Quel che sembra l’inizio d’un tracollo diventa invece l’occasione del riscatto ed è di nuovo sulle spalle di Dušan Vlahović: l’azione insistita parte da Alcaraz, ma un rimpallo dai guantoni di Cerofolini pare spegnere il primo fuoco acceso dall’argentino del Southampton; recupera però al limite dell’area Cambiaso che cerca e trova McKennie, che di fino serve Vlahović a pochi metri più avanti – il bomber, al quindicesimo centro, se la sistema per far partire lo spettacolare sinistro per piazzarla sul secondo palo. 2-2, con tutta la fame possibile.

Ci (ri)prova, allora, Brescianini, per attestarsi la doppia firma sul tabellino pareggiando i conti, ma il tiro dell’ex Cosenza sebbene potente è ben altro sopra la traversa d’un attento Szczęsny. Gli ultimi minuti del primo parziale di gioco sfilano così: con insistenti ribaltoni di campo e gran entusiasmo complessivo, ma soprattutto la volontà chiara da ambo le parti di risolvere quella che, oggi, si configura come una pratica importantissima. A due minuti dal 45’, Locatelli sbaglia un controllo di cui prova ad approfittarsi subito Mazzitelli, che prova a resistere alla pressione ma è fermato col raddoppio di Bremer; due tocchi e la palla arriva in profondità a Chiesa, che è fermato di fisico da Lirola – la pressione delle due compagini è alta, stretta, vivace. Nel solo minuto di recupero concesso da Rapuano, è la Juve a costruire l’occasione più ghiotta, col tentativo d’imbucata di Gatti verso l’area fermato da Okoli che s’immola in rimessa laterale.

Rugani, tre punti di cuore

Nessun cambio, alla ripresa, per le due formazioni: Di Francesco guarda con soddisfazione alle scelte tattiche dei suoi, che hanno interpretato benissimo il primo parziale di gara; Allegri manda invece a scaldare un po’ tutti, perché la fragilità difensiva – ma anche una certa fatica in termini d’atteggiamento e concentrazione – rimane un tema. Così, mentre Rabiot viene accompagnato dallo staff medico ad accertare lo stato del piede letteralmente acciaccato, Zortea batte il primo di due corner consecutivi per i giallazzurri che insistono nella programmaticità d’un gioco ben pensato e ben eseguito. Al 50’, il sospirare dei tifosi bianconeri s’intensifica: da corner, Rugani sfiora soltanto per millimetri di ciuffo il pallo che poi viene deviato da Mazzitelli che la sposta appena del necessario dal potenziale tap-in di Vlahović.

Sono ancora i calci piazzati a dar protagonismo alla Juve, perché sul corner da precedente tentativo di Cambiaso, è ancora Rugani a tentare una mezza girata al volo. Il Frosinone, invece, costruisce di più: seguendo il moto perpetuo di Soulé, Harroui continua a far girare il gioco, perno importante nei costanti cambi di fronte della formazione di Di Francesco. Gli unici nei tornano ad essere i cali di tensione e gli errori da eccesso di superficialità, come quello di capitan Mazzitelli, al 57’, che sbaglia in disimpegno, aggredito da Vlahović che riconquista un ottimo pallone e serve Chiesa – l’attaccante in maglia numero 7 tenta di rientrare per far esplodere il sinistro: solo corner per l’altro bianconero ex Viola.

Allegri non può che operare delle sostituzioni: esce Chiesa per Yıldız ed entra Weah al posto di Kostić – i due peggiori, forse, o più anonimi e meno brillanti di questa partita lato Juventus. L’ingresso della giovane coppia turco-statunitense pare spezzare un po’ il ritmo dei ciociari, che si fanno subito più fisici, costretti a rallentare le prime incursioni veloci delle nuove forze juventine: si fa ammonire subito Valeri, per impedire l’uno-due tra Weah e McKennie. Adesso, la spinta è tutta dei padroni di casa, che si buttano in modalità arrembaggio verso l’area ospite – un’occasione d’oro arriva sui piedi di Yıldız, che però sorprendentemente non riesce nella girata e s’incarta su se stesso; è ancora il classe 2005 a cercare (e trovare) un corridoio geniale per il compagno di reparto, Vlahović, poi murato. Con l’intensità, si alza anche la concitazione: le ammonizioni raddoppiano – prima nei confronti di Cerofolini, per perdita di tempo (e il cronometro è ancora sul 70’), e poi per Locatelli. Mentre Romagnoli rimane a terra per lo scontro con l’ex Milan e Sassuolo, Di Francesco si rende conto della necessità d’inserire forze fresche: Harroui, indubbiamente uno dei migliori in campo per i suoi, lascia il campo per Barrenechea, mentre Cheddira viene richiamato in panchina in favore di Kaio Jorge. Quasi al quarto d’ora dalla fine, la Juve trova spesso spazio di cross e manovra, ma la porta pare stregata: tra tutte, il tentativo di rotazione di Vlahović per insaccare al volo una torre di Gatti scivola fuori d’un soffio.

Poco prima del minuto 80’, Locatelli spara un tiro centrale per Cerofolini, che trattiene, mentre dal lato opposto Zortea si ritrova quasi incredulo nell’area avversaria, circondato da almeno quattro maglie nere. Le leggerezze difensive rischiano di condannare davvero la squadra di Allegri, pochi minuti dopo, quando Soulé in due contro due serve Zortea che avrebbe campo libero per affrontare Szczęsny: McKennie si fa muro, con un intervento decisivo e spettacolare. La rabbia della panchina casalinga – ennesimo lancio di cappotto allegriano – pare non arrivare davvero in campo, mentre Gatti si lancia letteralmente per sparare una via di mezzo tra un cross ed un tiro, rischiando di far saltare lo stinco di Okoli. Ecco allora i cambi, tanti, pronti a bordocampo: Milik prende il posto di Gatti, mentre Iling-Junior prende il posto di McKennie ancora out per il colpo alla spalla conseguente al suo incredibile intervento difensivo, configurando così una sorta di 4-2-4. Lato Frosinone, invece, l’ingresso di Gelli e Seck per Soulé e Mazzitelli, tra applausi e fischi fisiologici, mantiene un equilibrio che potrebbe far la differenza in ottica conservativa per il team giallazzurro.

Ultimo giro d’orologio e la Juventus può approfittare d’un errore quasi imperdonabile di Valeri, leggero in disimpegno, che si fa recuperare da Weah: la palla arriva correttamente a Vlahović, che appoggia quasi sul dischetto a Milik, che gliela restituisce leggermente arretrata – spara il serbo, ma il tiro è alto. I bianconeri forzano idee e giocate, nei cinque di recupero concessi dal direttore di gara: l’assalto c’è ma è confuso – è sempre Vlahović che si muove, trovando però una marcatura strettissima. Quando Monterisi entra a dar supporto al posto di Lirola, la Juve è al secondo corner consecutivo: il minuto è 94:58 quando si fermano il cronometro e i molti cuori juventini, perché Vlahović spizza per Rugani, simbolo di resilienza e solidità fedelissima, che la chiude come pareva impossibile ormai fare – imbucando sotto le gambe di Cerofolini da posizione strettissima, con una lucidità impressionante che significa tre punti di sofferenza assoluta. 3-2, all’ultimo secondo. Il triplice fischio arriva quasi immediato, e con esso l’esplosione dello Stadium: l’orgoglio necessario per rialzarsi è un gol al novantacinquesimo.

Il tabellino del match

JUVENTUS (3-5-2) – Szczęsny; Gatti (87’ Milik), Bremer, Rugani; Cambiaso, McKennie (87’ Iling-Junior), Locatelli, Rabiot (29’ Alcaraz), Kostić (62’ Weah); Vlahović, Chiesa (62’ Yıldız). Allenatore: Massimiliano Allegri

FROSINONE (3-5-2) – Cerofolini; Lirola (90’+5’ Monterisi), Romagnoli, Okoli; Zortea, Brescianini, Mazzitelli (Gelli), Harroui (73’ Barrenechea), Valeri; Soulé (Seck), Cheddira (73’Kaio Jorge). Allenatore: Eusebio Di Francesco

Marcatori: 3’ Vlahović (J), 14’ Cheddira (F), 27’ Brescianini (F), 32’ Vlahović (J), 90’+5’ Rugani (J)

Ammoniti: 7’ Bremer (J), 64’ Valeri (F), 70’ Cerofolini (F), 71’ Locatelli (J)

Espulsi: n/a

Arbitro: Antonio Rapuano (Rimini)

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