Israele annuncia di voler costruire tremila nuove case in Cisgiordania, in risposta all’ultimo attentato terroristico contro i suoi civili, e irrita l’Amministrazione americana e il governo britannico, che con la Francia hanno già avviato sanzioni contro i coloni violenti.
L’annuncio dell’ipotesi di 3mila nuove unità abitative negli insediamenti della Cisgiordania è per Netanyahu e per l’estrema destra dei ministri Ben Gvir e Smotrich – di cui il premier ha bisogno per restare al potere – «un’appropriata risposta sionista» all’attacco terroristico durante il quale giovedì tre attentatori palestinesi hanno aperto il fuoco all’impazzata sulle auto in coda a un checkpoint che collega un insediamento israeliano in Cisgiordania a Gerusalemme. Un civile è stato ucciso, 6 feriti, tra cui una donna incinta, e senza l’intervento di un riservista appena rientrato da Gaza e di un poliziotto, che hanno ucciso due terroristi, l’attacco avrebbe potuto essere una strage.
Ma i piani israeliani per rispondere all’attentato creano nuovi attriti con gli Stati Uniti. «Non sono conformi alla legge internazionale», commenta tranchant il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Altrettanto chiaro è il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che si dice «deluso» dalla notizia e ribadisce la linea dell’Amministrazione: «Ci opponiamo fermamente all’espansione degli insediamenti, che indebolisce e non rafforza la sicurezza di Israele». «Preoccupato» anche l’ambasciatore britannico: «Le colonie sono illegali secondo il diritto internazionale e rendono ancora più difficile il progresso verso una soluzione del conflitto», commenta Simon Walters. Chi usa toni più duri è l’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert, che accusa l’estrema destra messianica di volere l’Armageddon, lo scontro finale fra israeliani e palestinesi.
Se con il piano post-Hamas a Gaza, Netanyahu vuole accontentare gli Stati Uniti – non escludendo apertamente un futuro politico per l’Autorità palestinese – con i suoi progetti per la Cisgiordania il premier israeliano infastidisce Washington, che non esclude di allargare le sanzioni contro i coloni estremisti dopo che l’anno scorso, per protestare contro nuovi insediamenti, convocò l’ambasciatore israeliano per la prima volta in oltre un decennio.
L’Ue vorrebbe dire la sua, a una voce, ma ancora non può, essendo 26 su 27 i favorevoli a sanzionare i coloni estremisti (l’Ungheria sarebbe contraria). Anche per questo, la Spagna, dopo la Francia, ha deciso di rompere gli indugi e procedere da sé.
Ma ora a preoccupare sono i piani del governo israeliano. Il timore è che gettino altra benzina sul fuoco del conflitto.