Una città sconvolta, un Paese in lutto. Dieci morti, molti feriti, oltre un centinaio di famiglie senza una casa, l’intera comunità mobilitata per aiutare chi in pochi minuti ha perso tutto.
Un incendio ha devastato un grande condominio a Valencia, in Spagna, nel tardo pomeriggio di giovedì. In pochi minuti, a causa del vento forte e del materiale combustibile contenuto nel rivestimento, le fiamme hanno avvolto l’intero edificio, che ieri mattina appariva come un tronco nero, un grande albero morto di ferro e cemento. Il bilancio parla di dieci morti: persone soffocate dal fumo, oppure avvolte dalle fiamme, morti di una delle morti peggiori che si possa immaginare. Inizialmente si contavano anche diversi dispersi, tra i quali un bimbo di due anni e un neonato, ma nel tardo pomeriggio di ieri la delegata del governo nella Comunitat Valenciana, Pilar Bernabé, ha «chiuso» il bilancio dicendo che «le dieci persone non localizzabili coincidono con i corpi ritrovati nell’edificio». Ora si indaga sulle cause dell’incendio, mentre i soccorsi cercano di mettere in sicurezza l’edificio dal pericolo di crolli.
Tutto è avvenuto attorno alle 17,30 di giovedì in un edificio di 14 piani del quartiere Campanar, nella periferia occidentale della quarta città spagnola. Un edificio costruito nel 2008, che ospitava 138 appartamenti nei quali abitavano all’incirca 450 persone. Il rogo è scoppiato al settimo piano e si è propagato a tutta la facciata a causa della presenza nel rivestimento – decantato come «innovativo» dal costruttore, la società Fbex che nel 2022 è fallita – di cinque millimetri di poliuretano, un materiale altamente infiammabile che, come dice un perito, «ha trasformato l’edificio in un grande camino». Ci si è poi messo il vento, che in questi giorni spazza Valencia, a nutrire le fiamme.
I vigili del fuoco sono accorsi, decine di mezzi e di persone che si sono battute per ore e con maestosi atti di coraggio per minimizzare il bilancio delle vittime. Drammatico il salvataggio di un padre con la figlia rifugiati su un balcone assediato dalle fiamme e dal fumo, trasportati giù con una cesta sospesa mentre le persone in strada applaudivano di sollievo. Non hanno avuto la stessa fausta sorte i quattro componenti di una famiglia (padre, madre, due figli di tre anni e pochi ngiorni), morti soffocati quando la salvezza era vicina. Erano chiusi nel bagno, lei è stata al telefono con la madre fin quando è riuscita a parlare.
La città si è subito mobilitata per aiutare i sopravvissuti di quello che è il più grave incendio mai scoppiato a Valencia e il secondo più grave in Spagna dopo quello del 1992 di Móstoles, vicino a Madrid, in cui morirono in dodici. Molti sfollati hanno trovato rifugio in un hotel, altri in un supermercato, mentre per il futuro la sindaca María José Catalá ha individuato un edificio nuovo nella zona di Zafranar con 131 appartamenti.
Ieri a Valencia si è recato il premier Pedro Sánchez mentre oggi arriverà il leader del Ppe Alberto Núñez Feijóo. Sono stati proclamati tre giorni di lutto cittadino e sono stati sospesi tutti gli eventi in programma, comprese le partite di calcio. E in Spagna divampa la polemica sui criteri costruttivi degli edifici: centinaia, forse migliaia di essi in tutto il Paese contengono poliuretano.