Tra sbuffi di fumo, zaffate di zolfo e anime perse del wellness che vagano in accappatoio candido e ciabatte tra i convegnisti in doppio petto e tacchi a spillo, il governo Vespa si riunisce alle terme di Saturnia. Sotto la presidenza del più longevo anchorman tv.
È la versione invernale del «forum in Masseria» che Bruno Vespa celebra d’estate in quel di Puglia con massicce dosi di politici, e stavolta le star sono sette ministri in carica (l’ottava, Anna Maria Bernini, è stata costretta a dar buca causa concomitante congresso di Forza Italia, più un fuori-programma con Matteo Renzi che presenta il suo libro. Manca la super-star Giorgia Meloni, che Vespa avrebbe voluto ma che ha preferito limitarsi a una comparsata tv, sempre in casa vespiana, giovedì sera. Anzi due comparsate: la doppia presenza della premier nella striscia post-Tg e poi nel salotto di Porta a Porta ha scatenato una ridda di polemiche e attacchi dell’opposizione contro «TeleMeloni», con la Rai accusata di tirare la volata al centrodestra per il voto in Sardegna e la Commissione di Vigilanza investita della questione. Il conduttore respinge assai seccato le accuse di parzialità: ricorda che nel suo forum estivo in masseria «quindici ministri del governo Draghi», ricorda che Giuseppe Conte è sempre accorso giulivo ai suoi appuntamenti e la settimana prossima sarà anche da lui in tv. E comunque «la par condicio inizia il 9 aprile, fino ad allora sono libero di fare come voglio. E sono 30 anni che uso il bilancino dei tempi riservati ai partiti», figuriamoci se si fa prendere in castagna: «A Meloni ho pure chiesto di Mussolini, nessuno lo aveva mai fatto».
A Saturnia, Vespa sta sul palco dalla mattina alla sera, governando una serie di «panel» (il ministro di turno più una serie di esperti, banchieri, imprenditori) come se fossero puntate di Porta a Porta. E fa il preside severo con gli esponenti dell’esecutivo, tirandoli amabilmente per le orecchie quando non lo convincono. La bacchettata più severa tocca a Adolfo Urso, quando annuncia di aver risolto il problema della carenza di taxi nelle città italiane con «l’aumento delle licenze e gli incentivi per la doppia auto». Vespa non se la beve: «La situazione continua a essere insostenibile». Urso scarica: «È colpa dei sindaci che non assegnano le licenze». Vespa taglia corto: «Ma quelli stanno sempre in campagna elettorale, se quel che avete annunciato non è bastato dovete essere voi più incisivi».
Sfilano sul podio Daniela Santanchè che celebra il turismo italico e Elisabetta Casellati che se la prende con il «comportamento inaccettabile delle opposizioni, totalmente assenti dal dibattito sulle riforme. E mi meraviglio del Pd che si definisce riformista». Vespa chiosa: «Non gli piace il presepe. Si andrà comunque al referendum». Oggi nuovo round con Lollobrigida, Sangiuliano e Calderone.