L’idea dei governatori: terzo mandato “fai-da-te”

L'idea dei governatori: terzo mandato "fai-da-te"

Si apre un varco giuridico per il terzo mandato dei presidenti di Regione senza passare per il voto in Parlamento. Una strada stretta, percorribile in punta di diritto, che però condurrebbe a un conflitto (quasi inevitabile) tra Stato e Regioni davanti la Corte Costituzionale. Il limite dei due mandati per i governatori è stato introdotto nel 2004 con la legge 165 che recita: «Le Regioni disciplinano con legge i casi di ineleggibilità nei limiti dei seguenti principi fondamentali: previsione della non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del presidente della Giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto». Una disposizione che non è stata recepita da tutte le Regioni. Per fare un esempio: Campania, Puglia, Liguria ed Emilia Romagna (tutte guidate da governatori al secondo mandato) non hanno accolto con legge regionale la norma sul limite del doppio mandato. Il Veneto di Luca Zaia ha invece recepito il limite del doppio mandato. Stando così le cose, i governatori Vincenzo De Luca (Campania), Michele Emiliano (Puglia); Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) (foto) e Giovanni Toti (Liguria) potrebbero tranquillamente candidarsi alla scadenza, nel 2025, del secondo mandato ed essere rieletti per altri cinque anni alla guida della Regione. In quel caso il governo avrebbe come un’unica arma quella del conflitto di competenza tra legge dello Stato (che impone il limite dei due mandati) e quella regionale (che non prevede alcun limite) alla Consulta. Una strada che il presidente della Liguria Giovanni Toti conferma al Giornale: «La Liguria non ha mai recepito la legge nazionale sul doppio mandato. Nella passata legislatura abbiamo recepito invece la preferenza di genere ma nessun vincolo sui mandati. Ci troviamo nella situazione del Veneto della scorsa legislatura: ovvero, se vincolo deve essere, sarà a partire dal 2030. Il 2025 viene considerato secondo mandato della nuova legge per il principio di irretroattività». La posizione di Toti è sovrapponibile al pensiero di Vincenzo De Luca: «Sul terzo mandato volevo chiarire che la Campania è del tutto indifferente a questo dibattito, perché la Campania il terzo mandato lo può fare tranquillamente, non avendo recepito la legge nazionale sui due mandati. Quindi noi assistiamo da osservatori a questo bel dibattito totalmente demenziale».

Il vero ostacolo è sulla strada di Zaia. Il Veneto ha introdotto con legge regionale il limite dei due mandati. E in caso di ricandidatura Zaia verrebbe dichiarato incandidabile dalla Corte di Appello. E dunque ora il Doge sta lavorando per introdurre, con legge regionale, l’ok al terzo mandato. Sul piano politico, il voto in Senato di giovedì non chiude il confronto nei due schieramenti. La Lega, dopo la bocciatura, con il no di Fi e Fdi, dell’emendamento che avrebbe dato il via libera al terzo mandato, non arretra: «Ci riproveremo» – dice il capogruppo del Carroccio al Senato Massimiliano Romeo. E molto dipenderà anche dall’esito del voto di domenica in Sardegna. Nel Pd il nodo sul terzo mandato apre la spaccatura tra l’area Bonaccini (favorevole al terzo mandato) e la segretaria Elly Schlein che corre ai ripari: «L’impegno a discutere nel partito proseguirà». Anche perché Schlein teme il pressing di Bonaccini, Emiliano e De Luca per un posto in lista alle Europee.

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