“Ucciso con un pugno al cuore”: l’ultima ipotesi sulla morte di Navalny

"Ucciso con un pugno al cuore": l'ultima ipotesi sulla morte di Navalny

Un pugno al cuore, in pieno petto, secondo una tecnica che in passato veniva insegnata agli agenti delle forze speciali del Kgb. Così potrebbe essere stato ucciso Alexei Navalny lo scorso venerdì, nella colonia penale dove era detenuto, a detta dell’attivista russo per i diritti umani Vladimir Osechkin, che da Parigi gestisce il sito Internet anti-corruzione Gulagu.net. Per Osechkin, dunque, Navalny sarebbe stato colpito con “un pugno al cuore, in perfetto stile Kgb“, dopo essere stato esposti a condizioni di gelo per diverse ore. Questa è ovviamente soltanto un’ipotesi che si aggiunge a quella ventilata dalla moglie dell’ex politico, Yulia Navalnaya, secondo cui la Russia starebbe aspettando di restituire la salma del 47enne nell’attesa che le tracce dell’agente nervino Novichok – che qualcuno avrebbe utilizzato per ucciderlo – scompaiano dal suo corpo.

Navalny e il pugno al petto

Osechkin ha spiegato al Times che i lividi trovati sul corpo di Navalny erano coerenti con la tecnica del “pugno one strike“. Nel fornire la sua ricostruzione ha citato una fonte anonima impegnata a lavorare nella colonia penale artica dove l’oppositore di Vladimir Putin ha perso la vita.

Secondo la ricostruzione dell’attivista, Navalny sarebbe stato tenuto per due ore e mezza in isolamento in una cella a una temperatura di meno 27 gradi centigradi. E questo con l’obiettivo di rallentare il suo battito cardiaco a causa delle temperature gelide. Successivamente, afferma Osechkin, sarebbe stato ucciso “con il classico pugno al cuore del Kgb, one strike”.È un vecchio metodo delle divisioni delle forze speciali del Kgb. Hanno addestrato i loro agenti a uccidere un uomo con un pugno al cuore, al centro del corpo. Era un loro segno distintivo“, ha aggiunto.

Normalmente i prigionieri vengono tenuti all’aperto per non più di un’ora, e quando le condizioni sono estreme anche per meno tempo. “Penso che prima abbiano distrutto il suo corpo tenendolo a lungo al freddo e rallentando la circolazione sanguigna al minimo“, ha proseguito Osechkin. “E poi diventa molto facile uccidere qualcuno, in pochi secondi, se l’agente ha una certa esperienza in questo campo“, ha sottolineato l’attivista.

Le altre due ipotesi

Come detto, la vedova di Navalny ha accusato il Cremlino di aver ucciso suo marito avvelenandolo con l’agente nervino Novichok, e dichiarato che le autorità russe starebbero cercando di coprire l’assassinio rifiutandosi di rilasciare il suo corpo. Osechkin non è però convinto di una simile ipotesi, e afferma che le stesse autorità avrebbero potuto uccidere Navalny come e quando avessero voluto, e in tal caso non avrebbero voluto “lasciare tracce nel suo corpo“.

Mosca non ha ancora fornito una spiegazione ufficiale per la morte di Navalny. Secondo il servizio penitenziario nazionale il 47enne sarebbe morto dopo aver fatto una passeggiata. Un canale controllato dallo stato sul sito di messaggistica Telegram ha successivamente parlato di un decesso provocato da un coagulo di sangue.

Osechkin ha detto di ritenere che la presenza di agenti dell’FSB nella prigione sia la prova più evidente del fatto che Navalny sia stato assassinato dal Cremlino. “Da quello che so dalle mie fonti, si trattava di un’operazione speciale che era stata preparata con diversi giorni di anticipo“, ha detto l’attivista. “Era un ordine di Mosca perché senza Mosca non sarebbe stato possibile smantellare le telecamere come hanno fatto”, ha quindi concluso.

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