La strage di Altavilla non può essere catalogata solo come fanatismo religioso, sarebbe riduttivo e rischierebbe di non fare piena luce su un crimine così efferato. Si continua ad indagare a trecentosessanta gradi non tanto per raccogliere ulteriori prove sugli indagati, quanto per capire i moventi di un rito così brutale.
Gli adepti
C’è una nuova pista su cui da giorni gli inquirenti stanno lavorando incrociando i dati in loro possesso. Si scandagliano i social per scoprire se gli indagati seguivano determinati gruppi Facebook o se avevano acesso al darkweb. La ricerca serve anche a ricostruire legami e amicizie con altri adepti. Hanno fatto tutto loro oppure no? Bisogna anche cercare di capire se ci sono altre figure o persone che possono avere aiutato e sostenuto la coppia. Ogni dettaglio rende particolarmente atroce la dinamica criminale posta in essere dagli indagati, con particolare pervicacia ed intenzionalità.
I Fratelli di Dio
Nella trascrizione della chat whatsapp di Kevin, il ragazzo scrive al compagno dell’intervento dei Fratelli di Dio venuti a liberare la madre e il fratellino piccolo dalla presenza del demonio. Chi sono i “Fratelli di Dio”? Una setta, un gruppo religioso, un elemento che potrebbe essere fondamentale per avere più dettagli sulla strage. Gli inquirenti stanno considerando, infatti, anche questa pista. Bisognerà capire se questi fratelli fossero davvero a conoscenza o addirittura presenti ai riti di quella che rischia di apparire come una setta attiva.
Il “delirio mistico”
“Hanno agito in preda ad una forma di delirio mistico, da quanto rappresentato dall’unica testimone oculare delle torture e delle uccisioni dei familiari, ritenendo di agire in esecuzione della volontà di Dio per allontanare i demoni presenti all’interno di quel nucleo familiare”. A metterlo nero su bianco è il gip di Termini Imerese che ha convalidato il fermo della coppia sostenendo che la loro presenza sia stata un dominus fondamentale nel rito di purificazione per liberare la casa dal demonio. “Tale forma di delirio non può ritenersi però, in alcun modo, un frangente di estemporanea perdita di controllo, in quanto la loro ferma convinzione ha portato i tre a riunirsi per giorni all’interno dell’abitazione familiare Barreca-Salamone ponendosi essere diversi agiti criminosi ai danni delle stesse vittime, prima di decidere consapevolmente di cagionarne la morte in modo particolarmente efferato”.
Il corpo dato alle fiamme
Non è un caso che il corpo di Antonella Salamone “veniva addirittura dato alle fiamme ed il suo cadavere veniva occultato dagli stessi indagati, alla presenza dei tre figli della stessa, i quali sono stati costretti a presenziare a tali atroci gesti ai danni della loro madre”, scrive ancora il gip. Antonella Salamone e i suoi due figli, Kevin di 16 anni e Emmanuel di 5 anni“sono stati torturati attraverso l’uso di un asciugacapelli rovente su alcune parti dei loro corpi e sulla bocca, attraverso l’uso di alcuni attrezzi da camino incandescenti su varie parti del corpo, sono stati colpiti più volte con una padella”. Al piccolo Emmanuel veniva, inoltre, iniettato del caffè amaro ni bocca al fine di indurlo al vomito e li povero Kevin veniva legato alle mani e ai piedi con delle catene dietro la schiena in modo da impedirgli al respirazione, sebbene lo stesso abbia strenuamente tentato di difendersi provando ad aggredire la coppia Carandente-Fina, prosegue il gip nella convalida dell’arresto della coppia Massimo Carandente e Sabrina Fina.
Il nuovo legale
Intanto nei giorni scorsi il colpo di scena, i legali della coppia hanno rimesso il loro mandato. Oggi l’avvocato Marco Rocca avrà un incontro all’interno del carcere Pagliarelli con i suoi assistiti, Sabrina Fina e Massimo Carandente.“Ho fatto richiesta di incontrare tutti e due i miei assistiti – dice l’avvocato – e attendo comunicazioni. Sono stato nominato da Fina perché conosco il fratello, che ha collaborato con me quale esperto informatico. È stato lui a chiedermi di difendere la sorella, una volta che il legale di Carandente ha rinunciato all’incarico”. Sulla tragedia, per esprimersi, attende di leggere le carte:“Non mi sono fatto un’idea,al momento ho letto solo le ricostruzioni giornalistiche, ma ci sono delle indagini in corso. Attendo di potere visionare tutti gli atti, di cui ho fatto richiesta, e poi potrò iniziare il mio lavoro – aggiunge l’avvocato -. Intanto bisogna chiarire innanzitutto i ruoli. Prima di ogni dichiarazione, attendo di parlare con i miei assistiti anche perché ripeto ci sono delle indagini. C’è una pressione mediatica e professionale molto forte”.
La pista dei soldi
Un’altra pista, scrive Repubblica, che i carabinieri e la procura di Termini Imerese stanno battendo è legata al denaro e porta dritta alla coppia Sabrina Fina e Massimo Carandente. Gli investigatori sono da giorni al lavoro e cercano indizi in cellulari e computer di Giovanni Barreca e della coppia palermitana. Una pista porta alle mire sulla casa, la villetta di contrada Granatelli di Altavilla Milicia, che potrebbero aver ingolosito la coppia ma si indaga anche per capire la situazione finanziaria dei tre.