Per i giallorossi non c’è pace: le elezioni regionali in Sardegna vengono viste come un’occasione per battere il centrodestra e invertire la fase di declino, con tanto di toni di entusiasmo e gasatura per una vittoria che si ritiene a portata di mano, ma anche qui Partito democratico e Movimento 5 Stelle devono fare i conti con una situazione di imbarazzo. Solitamente i leader dei partiti sono attesi per il voto locale con l’intento di catalizzare quanti più consensi possibile, ma in questo caso è stata la grillina Alessandra Todde a porre il “veto”: i leader di Pd e M5S, relegati a casa, non saliranno sul palco in occasione della chiusura della campagna elettorale.
Todde silura Schlein e Conte
La decisione assunta dalla candidata del centrosinistra da una parte stona con l’esigenza di apparire al fianco di Elly Schlein e Giuseppe Conte nella speranza di guadagnare voti, ma dall’altra mette in risalto come addirittura la stessa Todde preferisca tenere lontani entrambi per il rush finale. Si dirà che il sostegno dei numeri uno dei due partiti non è mancato sul territorio. Vero, ma la domanda sorge spontanea: per quale motivo la candidata ha scelto di rinunciare a ospitarli sul palco l’ultimo giorno utile per la campagna elettorale?
La versione ufficiale è stata fornita da Todde: “Li ringrazio molto per la loro vicinanza e per il supporto. Ma ho preteso che la chiusura della campagna elettorale fosse sarda, perché questa è la battaglia dei sardi“. Un’uscita che sembra essere una sorta di replica alle accuse avanzate dagli avversari secondo cui lei rappresenterebbe una candidatura calata dall’alto, figlia delle decisioni assunte nei palazzi della politica di Roma. Potrebbe nascere proprio da qui quella che appare una dichiarazione di autonomia.
Nelle ultime ore Schlein si era detta disponibile a “spingere insieme per Todde e la vittoria in Sardegna“, ma ora sembra essere del tutto tramontata l’ipotesi di un comizio finale al fianco di Conte. Dai due era arrivata la disponibilità, ma la candidata giallorossa ha rifilato un secco “no”. Il che restituisce l’immagine del clima che si respira attorno al famoso campo largo. Senza dimenticare che Todde punta a governare la Sardegna parlando di fascismo e resistenza. Punto su cui il candidato di centrodestra Paolo Truzzu, intervistato da Pier Francesco Borgia su ilGiornale in edicola oggi, l’ha gelata: “Piacerà agli altri fare campagne elettorali contro. A me tutto questo non interessa. Rappresento una coalizione democratica. Non c’è da nessuna parte un pericolo di crisi democratica”.
La stoccata di Fratelli d’Italia
Nei confronti della Sardegna c’è grande attenzione: capi nazionali di partito, diversi parlamentari e ministri sono impegnati in prima persona nella campagna elettorale che si concluderà con le elezioni fissate per la giornata di domenica 25 febbraio. Ad affondare il colpo alla luce della decisione di Todde è stato Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: a suo giudizio la candidata appoggiata da Pd e M5S “si vergogna di Schlein e Conte tanto da non volerli al comizio finale“.
L’esponente meloniano ha affermato che se fosse un elettore dem o grillino si indignerebbe per una mossa del genere. Ha poi parlato di “novella Rosa Luxembourg” accusandola di essere “lontana mille miglia dalla realtà“. Per Antoniozzi si tratta dell’ennesima dimostrazione “di una sinistra contraddittoria che i sardi puniranno nelle urne“.