Quattordici giorni. Il corpo di Alexei Navalny resterà nelle mani degli inquirenti ancora per due settimane, un tempo lunghissimo al termine del quale le analisi indipendenti che la famiglia del dissidente ha annunciato di voler fare sul cadavere saranno forse inutili. Anche perché non è chiaro che cosa intendono le autorità con l’«esame chimico» a cui sostengono di voler sottoporre il corpo per tutto questo tempo. Questa è infatti, secondo la portavoce di Navalny Kira Yarmysh, la risposta fornita alla madre del dissidente, Lyudmila Ivanovna Navalnaya, che ieri per il terzo giorno consecutivo si è recata all’obitorio di Salekhard venendo come sempre respinta.
Un muro di gomma, anzi di ghiaccio, protegge la verità sulla morte di Navalny, sulla quale le autorità investigative hanno fornito poche e inaffidabili informazioni. Ieri il comitato investigativo russo ha informato la madre e i suoi avvocati che «saranno prolungate le indagini» sulla morte dell’oppositore di Vladimir Putin dato che le «cause del decesso non sono ancora state stabilite». «Le indagini sulla morte di Navalny sono in corso e vengono condotte in conformità con la legge russa», taglia corto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che parla di reazioni dell’Occidente «assolutamente inaccettabili». «Mentono, guadagnano tempo per se stessi e non lo nascondono nemmeno», si duole Yarmysh.
Poco filtra dalla nebbia della verità ufficiale di Mosca. Novaya Gazeta Europa ha saputo da una fonte delle unità paramediche di Salekhard che il corpo di Navalny presenterebbe dei lividi apparentemente non derivanti da percosse ma «dovute a convulsioni» compatibili con l’avvelenamento da novichok, l’agente nervino che già era stato somministrato nell’agosto 2020 a Navalny, che nell’occasione si era salvato per una sfilza di fauste coincidenze. Che la micidiale sostanza abbia ucciso il dissidente e che le autorità trattengano il suo corpo per farne sparire le tracce è la convinzione della vedova Yulia Navalnaya, ieri a Bruxelles per incontrare i ministri degli Esteri Ue.
Novaya Gazeta Europa ricostruisce anche quello che è accaduto in quelle convulse ore. Il malore, il tentativo di rianimazione, il trasferimento del corpo a Labytnangi, a 36 km dalla colonia penale di Khark, poi lo spostamento, invece all’Ufficio di medicina legale come da procedura, all’ospedale clinico distrettuale di Salekhard che è diventato un fortino inespugnabile e dove ai patologi ospedalieri è stato caldamente «consigliato» di non procedere con l’autopsia.
La Russia profonda non si beve la verità di Mosca e continua a protestare. Altre 300 persone sono state arrestate in varie città del Paese. Gli attivisti per i diritti umani raccomandano a chi voglia deporre fiori ai memoriali di dotarsi di passaporto, copia del numero verde per i detenuti, acqua, telefono completamente carico e power bank. Lo staff di Navalny, che opera in esilio, si è offerto di pagare le multe inflitte ai manifestanti.
Nelle ore successive alla sua morte è emerso il toccante scambio di lettere intercorso nel marzo 2023 tra Navalny e il dissidente «sovietico» Natan Sharansky, dopo che quest’ultimo era riuscito a recapitargli il libro con le sue memore dal gulag. «Quando ho letto dei tuoi 400 giorni in cella di punizione con razioni di cibo decrescenti, ho capito che c’è chi ha pagato un prezzo anche più alto per le sue convinzioni», scriveva Navalny. Che però è morto a 47 anni mentre Sharansky, a 76, è vivo.