Ai, bot e disinformazione: così Mosca spinge la “guerra civile” negli Usa

Ai, bot e disinformazione: così Mosca spinge la "guerra civile" negli Usa

Nel dedalo inestricabile dei complessi rapporti tra Stati Uniti e Russia, la guerra della disinformazione di Mosca si fa ormai alla luce del sole e senza sconti. Nello specifico, dai monitoraggi delle ultime settimane, verrebbe fuori un panorama inquietante che vede la Russia impegnata con ogni mezzo per seminare discordia dall’altra parte del mondo, utilizzando come pretesto diverse “battaglie” interne agli Usa, prima fra tutte la crisi al confine con il Texas.

La propaganda di Mosca sul “Texas libero”

Sarebbe proprio questo specifico caso a essere utilizzato come pretesto per attaccare il Paese, protagonista di un progressivo declino egemonico e sull’orlo di una presunta guerra civile. La battaglia scatenata dai Russi ha come suo teatro di guerra principale il web, in particolare Telegram (il social preferito da Mosca) e X. Dalla fine di gennaio, il monitoraggio dei principali canali web internazionali avrebbe fatto emergere come la Federazione russa starebbe spendendo fiumi di denaro ed energie per raccontare i dolori americani: primo fra tutti il presidente Dmitry Medvedev che insisterebbe da tempo sulla nascita di una fantomatica “repubblica popolare del Texas”, spingendo sulla narrazione pre-secessione. A fargli eco la portavoce degli Esteri Maria Zakharova, che inneggia istericamente a una fantomatica coalizione internazionale che liberi gli abitanti del Texas; oppure, ancora, il deputato Mironov, che si dichiara pronto ad accettare la secessione e il riconoscimento dello Stato indipendente. Un raccontino in stile 1861, ma prima di Fort Sumter.

La nuova strategia di Mosca

Quanto basta a trascinarsi dietro orde di blogger, influencer, presentatori, giornalisti, caricati a pallettoni per prendere posizioni su vicende non solo interne agli Stati uniti, ma che fino a poco tempo fa non interessavano minimamente Mosca. La strategia di disinformazione, però, ora è cambiata ed è stata proprio la tanto vituperata intelligenza artificiale a mostrane le nuove caratteristiche: questa nuova battaglia prendere di mira questioni molto specifiche e di politica interna, pompandole attraverso canali nazionali come Russia Today o Sputnik, aumentandone a dismisura il traffico correlato a certi argomenti.

Questo spiegherebbe l’esplosione, da un giorno all’altro, di certi canali russi, ormai totalmente ripiegati sulla possibile secessione del Texas: il che farebbe sorridere, se non si trattasse di una tragedia. Si è, dunque, trasformato in benzina sul fuoco il convoglio Take Our Border Back, che le scorse settimane ha viaggiato dalla Virginia al Texas, raccogliendo il meglio del peggio dei “patrioti” che inneggiano a Trump, supportano il governatore Abbott, e nel frattempo non disdegnano l’amarmentario no-vax, qAnonista, ultraevangelico.

Cosa cambia nel gioco perverso della disinformazione sul Texas

Da un punto di vista tecnico, questa nuova campagna di disinformazione utilizza strumenti molto più sofisticati. Al di là della penetrazione in ogni ganglio della comunicazione e dell’informazione americana-comprese le piattaforme nazionali-, ora Mosca non utilizza più siti falsi collegati a informazioni altrettanto false. Bensì creerebbe migliaia di piattaforme reali, che spingono le narrazioni in base alle loro esigenze: questo spiega lo spuntare come funghi di finti post-di altrettanti finti account- che chiedono dal Texas di essere liberati da Mosca. Non è quindi un caso che “Texas libero” sia divenuto uno degli slogan più usati e abusati sul web, in Russia come negli Stati Uniti. In Russia, soprattutto, era divenuto patrimonio degli account della famigerata Internet Research Agency di Prigozhin, firma delle interferenze elettorali del 2016.

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