Lo sciacallaggio di Landini, De Luca come i No Tav e Navalny: quindi, oggi…

Lo sciacallaggio di Landini, De Luca come i No Tav e Navalny: quindi, oggi...

– La tragedia di Firenze colpisce tutti e si dice spesso che l’Italia è quel Paese in grado di unirsi per affrontare le difficoltà, vedi i terremoti e le alluvioni, ma non sempre funziona così. Quattro persone erano ancora sotto le macerie, comabettendo contro la vita e la morte, quando Maurizio Landini ha deciso di trasformare la tragedia in una polemica politica. Senza conoscere le cause del crollo della trave che ha abbattuto il fabbricato, ha subito puntato il dito contro “la logica del subappalto, dello sfruttamento del lavoro e degli appalti al massimo ribasso”. Ovviamente il tutto è colpa di “questo governo” e della riforma del “codice degli appalti”. Potremmo far notare al segretario della Cgil che l’inchiesta è stata aperta solo ora, che le cause del crollo sono da verificare, che a punire i colpevoli ci pensa la giustizia e non i sindacati. Ma sarebbe inutile. Ma la verità è che Landini ha dimostrato come, per logiche politiche di bassa lega, di non avere nemmeno quel briciolo di umanità che chiederebbe di attendere almeno il ritrovamento dei dispersi per sfruttare mediaticamente la tragedia. Dimostra la pochezza a cui il dibattito pubblico si è ridotto, livelli da sciacallaggio.

Vincenzo De Luca in un fuoriuonda insulta Giorgia Meloni definendola “stronza”. Primo appunto: se un avesse insultato così una leader donna, oggi avremmo i caschi blu del femminismo in piazza a protestare contro il maschilismo imperante nella politica. Secondo: a preoccupare non è tanto quella parola, quanto il fatto che De Luca in piazza sia andato faccia a faccia con i poliziotti pretendendo di passare dove vietato e invitandoli a “caricarci” e a “ucciderci tutti”. Una tipica sceneggiata napoletana, a dire il vero. Ma che preoccupa. Innanzitutto perché appare offensivo verso gli agenti pensare che possano essere lì per “uccidere la gente”. E poi se il presidente di una Regione tratta così le forze dell’ordine che fanno il loro lavoro, se cerca di forzare un blocco e arriva quasi alle mani con gli agenti, non sorprende se poi antagonisti e centri sociali facciano altrettanto. Lanciando bombe carta, insulti e pietre contro le divise. Un pessimo esempio.

– In politica le tempistiche significano tutto. Anche per non apparire sciacalli. Bene. Oggi è crollato un solaio di un cantiere a Firenze, ci sono stati diversi morti e feriti. Intorno alle 11.30, quando ancora tre persone si trovavano ancora sotto le macerie e i vigili del fuoco scavavano per cercare di salvare loro la vita, Arturo Scotto e il Pd hanno diramato un’agenzia per chiedere al governo di riferire in parlamento. Tutto lecito, sia chiaro. Ma forse per comunicare con le polemiche politiche si potrebbe almeno attendere la fine delle operazioni di salvataggio. No?

– È morto Navalny e rispetto la sua battaglia. Ma dubito che la sua morte sia in grado di cambiare le sorti della Russia. Sono finiti i tempi in cui Jan Palach si dava fuoco in Piazza San Venceslao contro l’invasione sovietica durante la primavera di Praga. E comunque, faccio notare, la Cecoslovacchia rimase occupata dall’Urss fino al 1989, cioè 20 anni dopo quel gesto eroico e drammatico. Questo per dire che il mondo ha sempre bisogno di grandi testimoni però resta sempre una domanda, cruciale, di fondo: ha senso perdere la vita in una colonia penale russa nella speranza che il tuo gesto smuova qualcosa nella Russia di Putin? Non do una risposta, non ce l’ho. La vita è una. E non so se personalmente avrei il coraggio di investirla così.

Stefano Bandecchi ha ritirato le dimissioni da sindaco. Gioia piena. Avremo ancora qualcuno che ci fornisce titoli su cui ricamare per qualche giorno.

– Crippa, della Lega, afferma che è “prematuro additare colpevoli per Navalny” e parla di un “Pd giustizialista anche con Putin”. Va bene tutto, ma perché a volte i politici non scelgono più banalmente il silenzio?

– Ci sono storie che vale la pena raccontare. E questa è una di quelle. Un tifoso del Taranto, di 84 anni, ha rivolto un appello disperato ai politici: “Sono 75 anni che vengo allo stadio continuamente, io ho diritto di vedere la mia partita a Taranto”. E poi le lacrime al pensiero che la squadra, per ristrutturare lo stadio, possa andare a giocare a 500km di distanza: “Non potete togliermi la mia squadra, ormai mi restano pochi anni da vivere. Perché dovreste togliermi il gusto di vedere il mio Taranto?”. Questo signore non solo ogni partita acquista il biglietto per se e altri due li dona a chi non ha la possibilità di andare allo stadio, ma sarebbe disposto a mettere 100 euro al mese della sua pensione per la ristorazione. Mette i brividi. E fa scendere quei lacrimosi che solo la grande passione per il calcio può produrre.

Grandi notizie dal centro, quel Terzo Polo che è durato meno di un terzo tempo di basket. Renzi e Calenda non saranno sotto lo stesso cartello elettorale alle Europee. “Siccome Calenda non vuol fare lista unitaria ognuno va per la sua strada”, ha fatto sapere Renzi. Per una volta, ha ragione Carletto: rimettersi insieme dopo essersi presi a pesci in faccia sarebbe stato veramente imbarazzante.

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