“Osmosis”, tutti i pericoli della tecnologia che entra nella mente

"Osmosis", tutti i pericoli della tecnologia che entra nella mente

Questa settimana facciamo un ripescaggio. Una serie francese di fantascienza, del 2019, disponibile su Netflix e dal titolo Osmosis. Come mai? Elon Musk ha annunciato, un paio di settimane fa, che una delle sue aziende, Neuralink, ha impiantato un microchip nel cervello di un paziente. Il nome commerciale di questo nuovo prodotto dovrebbe essere «Thelepathy».

Ecco la trama di Osmosis. A Parigi, in un futuro non molto lontano, due fratelli, Paul ed Esther hanno inventato un’app per incontrare il vero amore. Compatibilità assicurata al 100%. Come funziona? Attraverso un sistema operativo che mappa, scandaglia e analizza i pensieri e le emozioni delle persone, al fine di scovare il partner ideale. Si ingoia una pillola carica di nanorbot, che va a mappare le componenti celebrali e il gioco è fatto.

Inoltre Osmosis, agendo sul sistema nervoso con una apposita interfaccia che ricorda quella di Musk, permette ai membri della coppia di restare costantemente connessi, anche quando sono fisicamente distanti. In osmosi, appunto. Ma non è tutto così liscio anche perché in realtà Esther ha pensato questa tecnologia anche per curare, costi quel che costi, la madre che è affetta da una malattia.

Inutile insistere sulle somiglianze con la realtà. Basti dire che Osmosis fa riflettere su cosa siano i sentimenti, sui limiti dell’umano e su cosa sia la coscienza e sino a che punto sia lecito interferire con la tecnologia nello spazio della mente.

Farlo alcuni anni fa era un gioco intellettuale, ora una necessità.

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