Eredità Agnelli, è caccia ai beni delle società nei paradisi fiscali. Da Tortola, la più grande delle Isole Vergini Britanniche, dove ha sede la Bundeena Consulting Inc, di cui Marella Caracciolo sarebbe stata la «titolare effettiva» e dove è ragionevole ritenere si trovino «beni, produttivi di reddito» derivanti dal patrimonio dell’Avvocato. Al Liechtenstein, dove potrebbero trovarsi stando alle dichiarazioni integrative presentate al Fisco dal presidente di Stellantis John Elkann a ottobre 2023 – «i redditi» collocati nelle cosiddette Cfc, cioè società estere controllate, la Blue Dragons Ag e la Dancing Tree Ag. Dalle stesse dichiarazioni emergerebbe, con riferimento agli anni d’imposta 2019-2020-2021, la disponibilità di beni all’estero derivanti dall’eredità di Marella e già indicati nelle dichiarazioni fiscali presentate nei termini ordinari. Dopo due decenni di denunce, esposti, investigazioni private di almeno due 007 tra la Svizzera e l’Italia – tutte su impulso dalla figlia dell’Avvocato, Margherita Agnelli – la procura di Torino con l’aggiunto Marco Gianoglio ha deciso che è il momento di fare sul serio.
Il cuore dell’inchiesta, che nasce certamente dall’esposto dell’avvocato Dario Trevisan sono i dovuti accertamenti, già in parte realizzati dal Nucleo Pef della Guardia di Finanza, sulla presunta frode fiscale relativa alle dichiarazioni, secondo l’accusa infedeli, per gli anni 2018 e 2019: e cioè esattamente 8.166.669 euro per il 2018 e 583.333,50 per il 2019. Corrispondono, per nel primo caso, alla «rendita vitalizia» – corrisposta in 14 mesi da Margherita a sua madre sulla base dell’accordo transattivo firmato nel febbraio 2004 e accreditati su un conto corrente con sede in Liechtenstein e intestato a una società offshore nelle Isole Vergini Britanniche. Nel secondo caso alla «pensione» per un solo mese del 2019, in quanto Marella morì a febbraio.
Su queste cifre, la vedova del senatore Agnelli per i pm Giulia Marchetti e Mario Bendoni – avrebbe dovuto pagare le tasse: circa 4 milioni di euro nei due anni. L’ipotesi investigativa è che risiedesse in Svizzera solo «fittiziamente» e al fine di «evitare l’imposta sul reddito». Anziana e in precarie condizioni di salute, per i magistrati viveva invece in Italia, a Villa Frescot a Torino. Il nipote John, stando al decreto di perquisizione, «rafforzò gli intenti criminosi» di Marella: e cioè assumendo alle proprie dipendenze, ovvero dalle sue società Fca Security e Stellantis Europa, e «dietro suggerimento» del consulente fiscale Gianluca Ferrero (anche lui indagato così come il notaio svizzero Urs Von Gruenigen), assistenti e collaboratori che negli anni hanno prestato il proprio servizio alla donna. I magistrati, che stanno mettendo sotto torchio i domestici, analizzando voli e visti sul passaporto e potrebbero a breve chiedere rogatorie all’estero, segnalano infine «la assenza totale di documenti originali posti alla base della vicenda ereditaria, sin dalla successione di Giovanni Agnelli». Nonché la «natura ragionevolmente apocrifa» delle firme riconducibili a Marella Caracciolo su aggiunte testamentarie e contratti di locazione e comodato di immobili italiani. Da qui l’ordine di acquisire copie originali di diversi documenti, corrispondenza e contratti, tra cui quelli relativi alla Dicembre, la cassaforte della holding miliardaria degli Agnelli la cui documentazione per i pm presenta «evidenti anomalie».