Il Festival di Hamas, Amadeus (non) ci mancherà e Angelina Mango: quindi, Sanremo…

La figuraccia di Gali-Fazio, riprovaci ancora Ursula e Baggio: quindi, oggi…

– “Purtroppo siamo all’ultimo Prima Festival“, dice il conduttore. Direi “grazie a Dio”. E si spera che anno prossimo l’erede di Amadeus capisca che una cosa di così basso livello non si può accettare sul primo canale nazionale nella settimana più importante dell’anno. Va bene invitare gli influencer per allargare il pubblico, ma così risulta inutile e un tantino imbarazzante.

– Chiedo di nuovo: perché inquadrare sempre la moglie di Amadeus? Ma poi durante l’inno d’Italia… Mica è Mattarella.

– Sangiovanni ultimo e La Sad 28esimi. In questi Paese abbiamo ancora un briciolo di dignità.

BigMama 22esima. Darà la colpa agli omofobi anti queer o a chi le fa body shaming?

– The Kolors così in basso mi stupisce. Ma tanto a loro interessa entrare nella testa della gente, soprattutto i ragazzini. E ci sono riusciti.

– Di nuovo fischi dal teatro Ariston a Geolier. Si vede che i signori ospiti del foyer non seguono le conferenze stampa di Amadeus. Oppure se ne infischiano e “i p’ me, tu p’ te” fa loro proprio schifo.

– Il conduttore urla “Statti zitta” al pubblico: mi sa che Ama ha bisogno di un po’ di vacanza.

– “Sono maturi, sono belli, sono ricchi. Ma che gliene frega a loro?”. Ricevo questa perfetta analisi terra terra su Renga e Nek. Inutile aggiungere altro. Se non che hanno vinto il premio normalità istituito da questa rubrica per i migliori abiti dell’edizione 2024. Il budget era risicato e abbiamo potuto mettere in palio solo un prosciutto artigianale (disponibile da settembre, sta ancora stagionando). Se leggete questa rubrica contattateci che ve lo spediamo.

BigMama con una crinolina stile nobildonne del 1800. Però io continuo a chiedermi per quale motivo uno dovrebbe indossare 45cm di unghie. Nessun sussulto finale nella performance. Voto: 4,5.

– Ho visto online un meme in cui si sostiene che Gazzelle sia in realtà Diodato con gli occhiali. Stesso fisico. Stesso taglio di capelli. “Li avete mai visto entrambi nella stessa stanza?”. Vero. Però uno è molto bravo e l’altro meno. L’altro è Gazzelle. La canzone non sarebbe neanche malaccio, ma forse possiamo provare a farla cantare a Diodato. Voto: 5.

– Ma perché i cantanti ciondolano anche quando parlano con Amadeus?

– L’Onda alta di Dargen D’Amico a forza di riascoltarla alla fine entra in testa. Perfetta per martellarci le tempie in radio. Voto: 6

– Bello lo show di apertura di Fiorello. Però credo di averlo già visto da qualche parte.

– Piccola picconata di Fiore al politicamente corretto che non vorrebbe farci rispondere “crepi il lupo”. Bene. Bis. Bravo. Però a dire il vero Bagnaia l’ha detto l’altra sera e noi lo avevamo segnalato in questa rubrica. Non è che per caso Fiorello ci legge e ci copia? Eh?

– Ignazio del Volo ha rubato la divisa da lavoro a Iginio Massari e per non farsi sgamare l’ha colorata di nero come si fa con le bici trafugate. Mattacchione. Io comunque insisto col voto basso: 5.

– Cosa s’è messa Loredana Bertè in testa? I profani possono immaginarsi uno struzzo spelacchiato, gambe secche e piume in testa. Per gli eletti amanti della Disney invece oggi Loredana pare Yzma, la consigliera di Kuzko nelle Follie dell’imperatore. “Sono la bis-prozia della nipote della moglie del fratello del cugino acquisito… da parte di madre”. In effetti un po’ pazza era.

– Mi spiace eh, perché la canzone non è affatto male, ma andando avanti con le serate Loredana ha perso smalto. Soprattutto nelle note alte. Voto: 6,5

– I Negramaro e l’appello alla pace. Mi provocano l’orticaria. Gli appelli alla pace a Sanremo sono inutili “come la R di Marlboro” (cit).

Mahmood oggi meglio degli altri giorni. Ma si è messo addosso un cappotto stile Fonzie geneticamente modificato. Orripilante. Voto: 6,5

Santi Francesi vestiti per la comunione, ma di una Chiesa queer. Lui ricorda vagamente Damiano dei Maneskin senza avere lo stesso successo. Ieri, nella serata dei duetti, ha mostrato di saper cantare e pure bene, ma questo “amore in bocca” non gli dona. Occasione sprecata. Voto: 6.

Sanremo ricorda l’esodo istriano e gli orrori delle foibe di Tito. Tutto bello, soprattutto l’idea di partire da una canzone, anche se il tempo dedicato allo scopo è stato poco più dei trattori. Sogno che domani Elly Schlein cavalchi le tesi di Tomaso Montanari e monti una polemica su Telemeloni anti-jugoslava.

– Direi che con Roberto Bolle anche le signore hanno avuto la loro parte. Qualcuna prova a inscenare una standing ovation che però l’Ariston non gli concede. Avrebbe meritato.

Diodato raccoglierà meno di quanto la sua voce e il suo testo siano in grado di seminare. Forse è come un pesce fuor d’acqua, visto che però lo farei muovere un po’ meno sul palco, perché pare una scopa elettrica impazzita. Poi subito dopo Bolle, voglio dire, fai ‘na figuraccia.

– Da Poltronesofà saranno anche “artigiani della qualità” ma hanno un problema evidente con gli autori pubblicitari. Ma serio. Le gag di questi cinque giorni sono da ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Fossi nei due maestri artigiani chiederei 15mila euro di danni per ogni serata in cui li hanno costretti a ridursi così.

– Non vincerà nemmeno quest’anno. Ma se Sanremo fosse il festival della musica, nel senso più alto della parola, Fiorella Mannoia sarebbe più in alto in classifica. Purtroppo per lei deve avere dei fan un tantino tirchi quando si tratta di inviare sms per il televoto. Voto: 7.

– Adesso mando un messaggino per Fiore… Anzi no, ci ho ripensato dopo la sparata buonista del “restiamo umani”. Il giorno in cui penseremo solo alla musica e non alla politica, io sarò un vecchio rimbambito rincitrullito dalla pensione. E sappiate che coi chiari di luna che ci sono ora, ci arriverò nell’anno 3001 con Quota 340.

– Intanto si è impallato il televoto. Domani polemiche finali e via.

Alessandra Amoroso. Oggi meglio delle altre serate, ma l’avocado tatuato sull’avambraccio è decisamente rivedibile. Voto: 6,5.

– “Puoi mettere muto quando fanno queste smancinerie di ringraziamenti?”. Vorrei tanto. Anche Tubina, il mio cane, chiede pietà.

– Alfa avrà un’altra occasione. Ma questa “Vai!”, lo confermiamo, non è al livello di Bellissimissima. Voto: 6.

Irama ci crede e forse ce la farà a restare tra i primi cinque. Ma se lo incontrassi per strada gli chiederei: caro Irama sei bravo e bello (questo aggiunto su indicazione della regia), ma perché quando canti tieni la bocca chiusa? Di che hai paura, che entrino le mosche appena passate sulla cacca della mucca Ercolina?

– Per il resto confermo la prima impressione: canzone piacevole, lui bravino, ma Ovunque sarai era più bella. E se non ha vinto allora, perché dovrebbe riuscirci oggi? Voto: 7.

– Fossi nel prossimo direttore del Festival, eliminerei il palco galleggiante dalla Costa Smeralda. L’anno scorso Fedez da lì ha strappato la foto di un viceministro. Ieri sera invece sono apparsi i cartelli anti-Israele in cui si denuncia il “genocidio” a Gaza. Un blitz irrispettoso, perché getta un tema serio nel calderone di un contesto godereccio senza spiegare che tutto nasce da un massacro, quello del 7 ottobre, ad opera di Hamas. Se dimentichi di ricordarlo, non fai un buon servizio alla verità. Basta politica a Sanremo.

– Ghali. La sua esibizione come al solito lascia a desiderare. Ma lui sa che per fare parlare di sé basta buttarla o sull’immigrazione o sulla guerra a Gaza. Ieri le frasi in arabo e ‘L’italiano vero’, oggi il grido “stop al genocidio” su Israele. Anche a lui chiediamo: era troppo difficile chiedere ad Hamas di rilasciare i civili rapiti – compreso un neonato – che detiene nei tunnel della Striscia, senza avanzare condizioni?

– Ciò che trovo insolito e forse irrispettoso è che al Festival della canzone italiana abbiano trovato spazio – seppur tramite blitz da parte di alcuni artisti – le istanze dei palestinesi e non il ricordo di 364 ragazzi trucidati al kibbutz Re’im. Giovani innocenti che partecipavano ad un festival musicale e che sono stati macellati. Immaginatevi una strage all’Ariston, coperto da oltre 300 cadaveri e rispondete: cosa avreste fatto?

Annalisa ha messo in chiaro che è lì in cima per un motivo. Avete sentito come ha cambiato il finale, giocando con la voce? Una volta avremmo detto: bella e brava. Voto: 9.

Angelina Mango sembra aver intavolato una gara con Annalisa. Ben realizzato anche il pezzo a “cappella”, poi il capitombolo che farà la fortuna del Fantasanremo. Voto: 8,5.

– A Geolier che possiamo dire? Nulla. L’Ariston l’ha pure applaudito dimostrando che il dissenso non era “anti meridionale”, come blatera De Magistris, ma banale disaccordo sulla classifica. Però boh, l’esibizione è sempre uguale ad ogni serata che passa perché dal punto di vista musicale e tecnico c’è davvero poco da esprimere in un pezzo così. Resto dell’idea che un brano interamente in napoletano al “festival della canzone italiana” ci sta bene come la maglionese in un bigné. Voto: 7.

– Per Emma un festival in salita, ma alla fine è venuta fuori. Oggi è stata se stessa. Voto: 7.

– Chi sono i geni del Fantasanremo che hanno chiesto ai cantanti di ringraziare tutto l’albero genealogico a fine esibizione, allungando così a dismisura i tempi di questa serata?

– Ricchi e poveri. Sono così rossi che ho dovuto mettere gli occhiali da sole. Lei con un improbabile scialle a forma di enorme mano. Trovatemi lo stilista. Voto: 6.

– Maninni. Non lascerà grandi tracce. Voto: 5.

– La Sad hanno un outfit terrificante. Il tatuaggio di Amadeus sulla mano è pure peggio. Io vorrei sapere quanto ci mettono a impiastrellarsi i capelli in quel modo e se la mattina si svegliano con i cuscini multicolor. Dopo cinque serate ho finito le idee e pure le forze per raccontarvi un trio così. Poi quando tirano fuori una bandiera a tre colori mi cascano definitivamente quelle cose rotonde chiamate gioielli di famiglia o più scientificamente testicoli. La “bandiera di La Sad” (restiamo umili) sarebbe il simbolo della “lotta contro ogni discriminazione, odio, abuso e sessismo”. Ma “non ha connotazioni politiche” (no, certo). E soprattutto è la base da cui partire per “cambiare l’Italia in meglio se tutti lo crediamo” (restiamo umilissimi). Non me la prendo con loro, che evidentemente altro da offrire non hanno, ma con la loro etichetta. Nessuno che abbia suggerito loro di non umiliarsi così? Eddai.

– Fateci caso. I cantanti in gara sono divisi in due gruppi: da una parte chi sa di avere l’intonazione giusta per giocarsela sul campo musicale; dall’altra artisti per mancanza di note azzeccate. I primi tengono un profilo basso, senza polemiche, senza battaglie ideologiche, senza appelli a Gaza, all’immigrazione, al Queer, al femminismo di maniera e non urlano scemenze sul “genocidio”. I secondi invece devono cercare di galleggiare in un mare in cui non sanno nuotare e si arrabattano trasformandosi in militanti.

– Mr Rain. Canzone semplice ma profonda. Eseguita con sufficienza. Voto: 7.

– Sangiovanni vestito come un marinaio. Sbiascica pure quando parla, tanto che mia nonna fatica a capire “ciao”. Brano scialbo e sta bene lì dove sta. In fondo alla classifica. Voto: 3.

– Clara si esibisce alle 1.20 di notte. Ora, caro Amadeus, questa sarà anche bravissima e bellissima (sessista, sessista), l’abito le donerà anche a meraviglia, e tutto sommato non è neppure così malaccio a cantare. Ma qui dopo cinque sere stai chiedendo agli spettatori uno sforzo disumano per mantenere l’attenzione. Altro che price cap su gas, qui serve urgentemente un tetto al numero massimo di canzoni da accettare a Sanremo2025. Voto: 5.

Bnrk44 si sono tolti le magliette così a casaccio manco fossero in spiaggia. Poi “Forza Viola”. E questo è tutto quello che ricorderemo del loro Festival. Annamo bene. Voto: 1.

Angelina Mango vince il Festival di Sanremo e mette d’accodo tutti, compreso l’Ariston che era già pronto a coprire di fischi Geolier. Bene così e tra le signore in gara ha pure sfoggiato un repertorio tessile ardito ma mai fuori luogo. Devo dare atto al conduttore di Radio Radio che aveva fatto centro. Il sottoscritto avrebbe fatto prevalere Annalisa, ma la bellezza della democrazia del televoto è questa.

– Dopo cinque stagioni Amadeus lascia definitivamente (?) il Festival di Sanremo. Edizioni da record, inutile girarci intorno, perché i dati degli ascolti parlano chiaro. Sulla qualità dello show in generale, invece, avremmo qualcosa da ridire. E forse quest’anno è stato il più povero di tutti, con tanto di ciliegina sulla torta del Qua Qua Qua. Ci mancherà? No, ma non perché non sappia fare il suo mestiere. Anzi. Ma perché dopo cinque festival di seguito è necessario un ricambio oppure si rischia di scadere nella noia. Di sicuro mancherà alla Rai, che aveva trovato la sua gallina dalle uova d’oro. Buona fortuna a Viale Mazzini: voglio proprio vedere chi troveranno col coraggio sufficiente a prendersi la briga di condurre la prima edizione post-Amadeus col rischio di fare ascolti più bassi e ritrovarsi esposti ad una raffica di critiche.

– Dunque cosa ci resta di questo Sanremo? Il ballo di John Travolta, le scarpe della discordia, forse una lite in tribunale, la protesta dei trattori liquidata senza fronzoli dalla Rai in barba alla mucca Ercolina, le uscite queer di BigMama, quelle pro-Paestina di Ghali, i cartelli sul genocidio, gli appelli alla pace nel mondo, quelli per gli immigrati in Italia, la non politica di Dargen D’Amico e Bella Ciao di Amadeus e Marco Mengoni. E la chiamano Telemeloni.

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