L’Egitto schiera i blindati al confine e alza il filo spinato lungo il valico di Rafah, nel timore che la massa di un milione e 400mila sfollati palestinesi, stipati nelle tendopoli alla frontiera con la Striscia di Gaza, sconfini creando caos nel Paese, pressata dall’offensiva israeliana. «È a rischio l’accordo di pace del 1979» con Israele, avverte il ministro degli esteri del Cairo, Sameh Shoukry. L’Arabia Saudita, il Paese con cui Israele era a un passo dal normalizzare le relazioni prima del 7 ottobre – tanto che si sospetta Hamas abbia attuato il massacro anche per fermare quell’intesa – mette in guardia dalle «ripercussioni estremamente pericolose» di un attacco di Israele alla città di Rafah. Il Re di Giordania, Abdullah II, si mobilita per il cessate il fuoco con un tour diplomatico che domani lo porterà da Joe Biden, poi dal canadese Trudeau, dal francese Macron e dal tedesco Scholz. E tutti in coro – Egitto, Qatar e Arabia saudita – chiedono al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una riunione urgente, per impedire «un nuovo bagno di sangue a Gaza», dove le vittime sono oltre 28mila. Dallo Yemen, gli Houthi filo-Iran minacciano intanto l’Italia, al comando della missione Ue nel Mar Rosso e avvertono di «fermare l’aggressione o l’escalation sorprenderà tutti».
Spaventa e irrita il mondo arabo, oltre che gli Stati Uniti, l’offensiva di terra imminente a Rafah, al confine con l’Egitto, annunciata dal primo ministro israeliano Netanyahu per sradicare i 4 battaglioni di Hamas attivi in città. I civili di questa guerra sono ammassati quasi tutti qui (1.4 milioni di sfollati, la gran parte dell’1.9 milioni di palestinesi ormai lontani dalle proprie case). Forti sono i dubbi sul piano di evacuazione che Netanyahu ha chiesto all’esercito, per evitare una strage di civili che tutti sono convinti ci sarà comunque, perché nella Striscia non c’è più un posto sicuro dove scappare.
Hamas cavalca la tragedia e grida al genocidio» chiedendo al mondo islamico – Lega Araba e Organizzazione per la Cooperazione Islamica – e anche al CdS Onu di intervenire urgentemente per impedire «l’occupazione» che avrebbe «l’obiettivo di sfollare il nostro popolo palestinese». Eppure Netanyahu, per ora, non intende retrocedere di un passo. Proprio a Rafah ieri sono stati uccisi il capo dell’intelligence della polizia di Hamas, Ahmed al-Yaakobi e il suo vice, a bordo della stessa auto. Negli attacchi aerei sulla città sono morti almeno 44 palestinesi e si combatte intensamente anche poco distante, attorno all’ospedale Nasser di Khan Younis e ancora a Gaza, dove l’Idf ha annunciato di aver scoperto in un tunnel una centrale d’intelligence di Hamas sotto la sede centrale Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi accusata di collusioni con i terroristi. Il commissario generale, Philippe Lazzarini, chiede un’indagine indipendente e spiega che l’Agenzia «non sapeva». Israele va avanti senza esitazioni. A breve procederà con l’evacuazione dei civili da Rafah, dove l’esercito entrerà, boots on the ground, nell’ultimo fortino dei leader di Hamas. L’operazione dovrà essere completata entro un mese, il 10 marzo, inizio di Ramadan, mese sacro per i musulmani, avrebbe detto al consiglio di guerra Netanyahu – secondo la Cnn – anche se gli Stati Uniti hanno già avvertito che sarebbe «un disastro».
Non si fermano, tuttavia, le trattative per il rilascio dei cento ostaggi israeliani. Il Gabinetto di guerra israeliano, scrive Times of Israel, starebbe preparando una proposta per Hamas, dopo il no di Netanyahu al piano dei terroristi.