D’Amico il politico, Amadeus antifa, il papero Fiorello: ecco il podio dei peggiori (di Sanremo)

D'Amico il politico, Amadeus antifa, il papero Fiorello: ecco il podio dei peggiori (di Sanremo)

Elly Schlein può tirare un sospiro di sollievo. Se non ci fosse stato il Festival di Sanremo un posto sul podio dei peggiori di questa settimana non glielo avrebbe levato nessuno per il surreale sit in a viale Mazzini per manifestare a favore della libertà di espressione e ovviamente contro il governo Meloni. La protesta sarebbe risultata fuori luogo in un giorno qualsiasi dell’anno visto tutte le poltrone occupate dai dem in Rai e visto che nei tiggì l’ex sardina ha più spazio del capo dello Stato e del capo del governo. Ma celebrarla mentre Amadeus fa ascolti record e dal palco dell’Ariston fioccano in continuazione gli slogan cari alla sinistra la rende ancor più inappropriata. Ma, ormai lo sanno tutti, il tempismo non è certo il punto forte di Elly.

Ma veniamo alla terna del podio. Va detto che, quando avevamo letto che non ci sarebbero stati i monologhi, noi idealisti e sognatori avevamo sognato (finalmente!) un Festival senza polemiche. Purtroppo i nostri sogni sono presto diventati incubi. E così, per esorcizzarli, abbiamo deciso di dedicare un’edizione speciale del podio ai peggiori dell’Ariston. Si parte, come al solito, dalla coda: in terza posizione abbiamo il cantante Dargen D’Amico che, insieme a Ghali, ha scambiato il palco dell’Ariston per un comizio pro Palestina. Per carità, chi non vuole la pace nel mondo? Tutti. E non solo a Gaza o in Medio Oriente o in Ucraina. “Il nostro silenzio è corresponsabilità”, ha denunciato D’Amico. E poi ancora: “La storia e Dio non accettano scena muta. Cessate il fuoco”. Ognuno ha ovviamente il diritto di esprimere la propria idea. A Sanremo, però, i cantanti potrebbero limitarsi a cantare. Soprattutto se poi, esplosa la polemica, ci si tira indietro come fatto da D’Amico. “Io non volevo essere politico”, si è difeso. “In vita mia ho fatto tante cazzate ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica”. Troppo tardi per tirarsi indietro.

Al secondo posto non può che esserci Amadeus il pentastellato. Non fraintendeteci: le cinque stelle non sono quelle di Beppe Grillo ma le cinque edizioni da conduttore appuntate sul bavero della giacca. Tanto di cappello, non c’è che dire. Ma, se negli anni passati erano i suoi ospiti a stonare, quest’anno ci ha pensato lui mettendosi a intonare “Bella ciao” in conferenza stampa insieme a Mengoni. Viene da chiederci: ma che bisogno c’era? E soprattutto che bisogno c’era, per quanto imbeccato, di dichiararsi urbi et orbi antifascista? Alla faccia di TeleMeloni, mancavano giusto i pugni chiusi e avrebbe potuto benissimo essere un appuntamento elettorale del Partito democratico! Chiamate la Schlein, forse se l’è perso. Magari le viene voglia di candidare Amadeus alle europee.

Al primo posto del podio dei peggiori di questa settimana troviamo Fiorello, ideatore di quello che forse verrà ricordato come il punto più basso della storia del Festival di Sanremo se non addirittura della storia della televisione pubblica italiana: il ballo del qua qua con John Travolta. Anche in questo caso una domanda sorge spontanea: hai davanti a te l’attore di Grease, La febbre del sabato sera e Pulp Fiction e cosa gli fai fare? Il ballo del qua qua? Da mettersi le mani nei capelli. E per fortuna (sua) Travolta si è almeno rifiutato di indossare il cappellino da papero. Ma, dato che la farsa sanremese non conosce limiti, l’imbarazzante performance di Fiorello non poteva che essere arricchita dagli strali di Amadeus in conferenza stampa (“Sono tutte stronzate!”), il finto tira e molla sul “sapeva-non sapeva” e, soprattutto, la stucchevole querelle sulla pubblicità occulta (Chiara Ferragni docet). Un ultimo sforzo, cari podisti e sarà tutto passato. In attesa delle polemiche dell’anno prossimo…

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