Le procure archiviano, ma i giornali, i talk show? Che fanno? Le procure talvolta archiviano, il che significa che un’indagine non la giudicano neppure degna di un processo: la pubblica accusa, cioè, si accorge di non avere niente tra le mani talché il giudice (delle indagini preliminari) chiude la faccenda con tante scuse, anzi, a dirla tutta, con nessuna scusa. Giornali e talk show, invece, non fanno niente, è rarissimo che informino il pubblico che si erano sbagliati, che avevano cavalcato e fatto gran chiasso attorno ad accuse poi rivelatesi inconsistenti: si limitano a voltare pagina perché «fanno solo il loro lavoro». Fine dell’introduzione, possiamo parlare dell’archiviazione chiesta da un gip milanese dell’inchiesta sulla cosiddetta «Lobby nera», un intrico che, sotto le scorse elezioni amministrative, coinvolse esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega: furono tirati in ballo l’eurodeputato Carlo Fidanza, la consigliera comunale sempre di Fdi Chiara Valcepina, l’esponente della cosiddetta destra radicale Roberto Jonghi Lavarini, l’eurodeputato leghista Angelo Ciocca e il consigliere regionale Massimiliano Bastoni. Manca qualcuno? Sì, mancano protagonisti indiretti come il tele-visionario Corrado Formigli (uno scarto di fabbrica del santorismo) e poi un giornalista della testata web «Fanpage», Salvatore Garzillo, un collega che elaborò l’inchiesta giornalistica sulla citata «Lobby nera», ma che resta un bravo diavolo napoletano: non c’è da prendersela con lui, si è infiltrato per tre anni nella gelida Milano per quella che passerà alla cronaca come una patacca, non infieriamo.
Ma torniamo alle (con rispetto parlando) scemenze di Corrado Formigli trasmesse la sera del 30 settembre 2021, quando l’inchiesta di Fanpage venne venduta a «Piazza Pulita» come Vangelo. Alle elezioni comunali mancavano tre giorni. L’infiltrato Garzillo frequentava ambienti della destra e si diceva interessato a finanziare Fratelli d’Italia: il che anticipiamo non è semplicemente accaduto. Tuttavia, «io, da cittadino, vorrei che non ci fosse più Carlo Fidanza all’Europarlamento» tuonò indignato Formigli, e ancora: «Ma che personale mandiamo noi all’Europarlamento?». La tirata di Formigli si tradusse in nulla, visti i risultati della destra alle elezioni; però rimase la successiva indagine giudiziaria, che invece (per le accuse di finanziamento illecito e riciclaggio) si è tradotta in nulla. Ci provarono, certo: «Dai neonazi ai soldi sporchi. I video che accusano Fdi» fu l’apertura della prima pagina di Repubblica il 2 ottobre 2021. Il bailamme lo potete immaginare. L’arzillo Garzillo aveva intercettato uno che con Fratelli d’Italia non c’entrava più da tempo (era stato espulso) e che si era pure beccato due anni per apologia del fascismo. Da qui, da un immaginario di braccia tese e antisemitismi proiettati su Fratelli d’Italia, gli stracci fatti volare da Formigli. Un certa Giorgia Meloni non era ancora premier, ma disse banalmente di voler attendere la fine delle indagini e di poter vedere le «oltre cento ore di video» registrate da Garzillo: richiesta negata, con lei, Giorgia Meloni, che dalle parti di Formigli decise di non farsi più vedere: un buon investimento. Ma veniamo alla sostanza: «Pur essendo emersi elementi che inducono il sospetto del ricorso a finanziamenti illeciti», scrisse il pm più di un anno fa, «le risultanze delle indagini non hanno restituito riscontri convergenti e concludenti al punto da consentire di sostenere l’accusa in giudizio». E i famosi video, le cento ore? «Non sono emersi elementi in grado di confermare quanto emerso dai video che hanno dato origine al procedimento». Il pm ha chiesto l’archiviazione, il gip l’ha accolta: si passa ad altro. Quando? Questa sera stessa: i piazzapulitisti hanno già annunciato un’altra inchiesta di Fanpage intitolata «ombre nere», ma che non parla dell’onestà giornalistica di Formigli, parla dell’«ascesa dell’estrema destra in Italia dal 2014 ad oggi». Anticipazione: alla fine la destra ha vinto.