L’iscrizione segreta, la rabbia del Re: quando Vittorio Emanuele diventò universitario a Torino

L'iscrizione segreta, la rabbia del Re: quando Vittorio Emanuele diventò universitario a Torino

Matricola numero 18.611. Data di registrazione: 2 novembre 1956. Quel giorno all’Università di Torino si presentò un aspirante studente che portava nel proprio nome il peso della storia: Vittorio Emanele Alberto Carlo, figlio di Teodoro Umberto di Savoia, ultimo Re d’Italia. Accompagnato da un colonnello in pensione, l’allora 19enne chiese e ottenne l’iscrizione al percorso di studi in Giurisprudenza. Tutto avvenne e rimase coperto dal segreto, per evitare di aprire una disputa con lo Stato italiano che fino al 2002 vietò ai Savoia di far rientro in Italia.

Quasi mezzo secolo prima che quella norma decadesse, Vittorio Emanuele – scomparso sabato scorso all’età di 86 anni – venne in Italia. A Torino. “Lo incontrai all’ingresso del Circolo del Whist, con lui c’era un colonnello in pensione. Lì davanti incontrammo anche il dottor Brinatti. Mi ricordo che bevemmo un vermut“, racconta al Corriere Italo Pennaroli, 91 anni, imprenditore ed ex sindaco di Villarbasse. Testimone oculare di quella giornata curiosa e storica allo stesso tempi. Così, Vittorio Emanuele si iscrisse per davvero all’Università, come dimostrano peraltro i registri salvati dall’alluvione.

È stato poi costretto a dire diversamente quando suo padre venne a conoscenza del suo viaggio“, ricorda il testimone Pennaroli. “Mi hanno raccontato che Re Umberto si infuriò con il figlio e con il colonnello che lo aveva accompagnato. Avevano però attraversato il confine senza stratagemmi. Il figlio del Re aveva mostrato alla frontiera italiana i documenti e i carabinieri lo avevano anche salutato”, racconta ancora l’uomo che guidò l’illustre matricola nel Rettorato.

Nella colonna dei “corsi seguiti” – si legge nel documento – il figlio del Re chiese l’iscrizione alle lezioni di Diritto Privato, tenute dal professore e rettore Allara, di Diritto romano, con il professor Romano, di Storia del diritto romano, di Economia politica e di Statistica. Nel registro, non sono state annotate le valutazioni. Vittorio Emanuele non riuscì infatti a frequentare alcuna lezione, né dunque a sostenere alcuno degli esami programmati. Ma continuò a pagare le tasse per mesi, fino al 23 marzo del 1957. La prima rata versata dalla nobile matricola – tra iscrizione, contributo per il riscaldamento e soprattassa esami profitto – fu da 21.550 Lire. A cui si aggiunsero altre 5.400 Lire di “aumento” e la seconda rata di 20.250 Lire.

Alla fine, quella fuga in Italia del giovane Vittorio Emanuele si concluse con una “ritirata”. Nelle annotazioni universitarie si legge infatti: “Restituito il diploma di maturità avendo l’interessato dichiarato di trovarsi nell’impossibilità di frequentare questa Università 7-10-1957“.

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