L’infarto intestinale è una rara e grave condizione caratterizzata da una riduzione o dall’interruzione del flusso di sangue all’intestino tenue oppure al colon. Le conseguenze dell’ischemia sono variabili. Si va, infatti, dal dolore a lesioni gravi e permanenti. Può avere carattere acuto o cronico.
Nel primo caso, poiché l’interruzione del flusso sanguigno avviene all’improvviso, è necessario intervenire in maniera tempestiva con un intervento chirurgico. Nel secondo caso, invece, l’operazione non è necessaria, fermo restando la precocità del trattamento. Ma quali sono le cause e i sintomi di questa problematica che interessa soprattutto i soggetti con più di 60 anni? Scopriamolo insieme.
Le cause dell’infarto intestinale
L’infarto intestinale può verificarsi per svariati motivi. Abbiamo dunque:
- Cause occlusive di origine venosa: l’occlusione parziale o totale di una vena può dipendere da malattie neoplastiche, infiammatorie addominali (pancreatite, diverticolite, appendicite), ipertensione portale
- Cause occlusive di origine arteriosa: l’occlusione parziale o totale di un’arteria può dipendere da aterosclerosi, fibrillazione atriale, endocardite settica
- Cause non occlusive: infezioni locali, grave ipotensione, infarto del miocardio, insufficienza cardiaca, forte stress emotivo, abuso di droghe come amfetamine e cocaina, alte dosi di farmaci vasocostrittori.
I sintomi e la diagnosi dell’infarto intestinale
Il sintomo tipico dell’infarto intestinale è il dolore addominale (si verifica nel 75-80% dei casi) localizzato in un qualsiasi punto della pancia. Solitamente compare dopo aver mangiato e si associa ad una marcata tensione addominale. L’algia, inoltre, è spesso accompagnata da nausea, vomito e diarrea.
Nei casi acuti si verifica anche una perdita di peso dovuta al malassorbimento dei nutrienti o alla riduzione del senso della fame. Altre manifestazioni includono: febbre, tachicardia, peritonismo, meteorismo, atonia intestinale, sangue nelle feci e perdite ematiche dall’ano.
Se il paziente accusa un dolore alla pancia improvviso e presenta altresì fattori di rischio per infarto e trombosi, deve essere prontamente monitorato dal medico di famiglia o dallo specialista. La diagnosi di infarto intestinale viene confermata da esami strumentali come la TAC addominale, la risonanza magnetica, l’angio-TAC o l’arteriografia convenzionale.
Il trattamento dell’infarto intestinale
In assenza di terapia, l’infarto intestinale evolve in peritonite o sepsi e causa il decesso del paziente in quasi il 100% dei casi. Si deve, dunque, intervenire in maniera tempestiva. Se la causa è un’occlusione vascolare, possono essere somministrati farmaci trombolitici e anticoagulanti. Se l’infarto è provocato da insufficienza cardiaca, ipotensione, eccessiva viscosità ematica, si deve intervenire per ripristinare un adeguato volume ematico e tono pressorio. Qualora la diagnosi sia tardiva, l’unico rimedio consiste nell’intervento chirurgico. Nel corso dello stesso i medici asporteranno i segmenti di intestino necrotici e ristabilizzeranno una circolazione sanguigna sufficiente.
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