Anche il fascicolo della procura di Cuneo è arrivato a Milano, con i due fascicoli aperti a modello 45 (senza ipotesi di reato, né indagati) sulla collaborazione con i biscotti Oreo, nel periodo del Covid e la donazione che Chiara Ferragni fece a Soleterre nel 2017. Contratti e omaggi ora al vaglio della procura e della Guardia di finanza, solo dopo lo studio dei documenti si passerà a sentire i protagonisti dell’inchiesta, non prima di inizio marzo, a partire dalla stessa influencer Ferragni e dal suo braccio destro Fabio Maria Damato.
Sabato scorso Pigna, l’azienda cartiera di di Alzano Lombardo, ha deciso di interrompere la collaborazione con l’imprenditrice. Per altro sul sito dell’azienda – che ha di recente lanciato una linea con il campione Jannik Sinner – già sabato era stata rimossa la pagina a lei dedicata per la Limited Edition dei suoi prodotti. Ma l’influencer è passata al contrattacco con una nota di fuoco del suo ufficio stampa, con cui ha annunciato il ricorso alle vie legali. “Fenice, società licenziante dei marchi Chiara Ferragni, contesta la violazione da parte di Pigna del contratto in essere e la legittimità della unilaterale interruzione dei rapporti commerciali da parte di Pigna”.
L’azienda cartiera aveva precisato, con una nota, che il suo codice etico infatti «esclude la collaborazione con soggetti terzi sanzionati dalle autorità competenti per avere assunto un comportamento non etico, corretto e rispettoso delle leggi”. L’ovvio riferimento è alla maxi-multa dell’Antitrust da 1,4 milioni di euro per Balocco e le aziende di Ferragni, cioè Tbs Crew e la stessa Fenice. “L’illegittimità della decisione di Pigna – ha sottolineato invece Ferragni – è stata aggravata dalla scelta dell’azienda di comunicare al pubblico, prima ancora che a Fenice, la cessazione del rapporto di partnership. Una scelta evidentemente strumentale e contraria al dovere di buona fede nell’esecuzione del contratto. In questo contesto, Fenice si riserva di agire nelle sedi più opportune a tutela dei propri interessi”.
Sempre la società riferibile a Ferragni ha ritenuto “strumentale” il riferimento al codice etico anche in considerazione di una dichiarazione resa ai media in data 23 dicembre 2023 (quindi dopo la notizia dell’apertura di diverse inchieste, tra cui a Milano, sulla finta beneficienza dei pandoro rosa) dall’amministratore delegato di Pigna, Massimo Fagioli, che aveva definito la collaborazione “proficua e soddisfacente“.
Di recente, con il provvedimento con cui ha attribuito a Milano la titolarità delle indagini per truffa aggravata con più episodi (pandoro, uova, bambola Trudi, Oreo e donazioni Soleterre), la procura generale della Corte di Cassazione ha fatto alcune valutazioni sulle ipotesi investigative. E ha sottolineato (e anticipato, nonostante l’inchiesta affidata alla Gdf sia ancora in una fase embroniale) che gli episodi sono uniti da “unitaria programmazione, nell’ambito di un medesimo disegno criminoso”.