Gli accusati avrebbero agito senza alcun rimorso, per quanto concerne lo stupro della giovanissima di 13 anni. Ed avrebbero potenzialmente potuto attuare una nuova violenza nei confronti di altre persone. Queste le motivazioni che hanno indotto il giudice per le indagini preliminari di Catania a convalidare il fermo e ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei quattro maggiorenni egiziani accusati avere preso parte (assieme ad altri tre complici, due dei quali minorenni) alla violenza sessuale di gruppo ai danni della tredicenne nei bagni pubblici della Villa Bellini. Nell’ordinanza di convalida dell’arresto, il gip definisce inoltre gli indagati “poco avvezzi al vivere civile”, per una vicenda che risale alla scorsa settimana e che promette di continuare a far discutere ancora a lungo, a livello nazionale.
Stando ad una prima ricostruzione, il “branco” quella sera avrebbe pedinato e filmato la minore insieme al fidanzato di 17 anni. E poi sarebbe scattata la violenza ai danni della giovane, mentre il ragazzo veniva minacciato e messo nella condizione di non poter nuovere. Non è tutto: secondo il gip, se la vittima non avesse cercato di liberarsi, i suoi aguzzini non si sarebbero fermati. “Appare evidente che sussiste il pericolo di reiterazione: l’orrore ha avuto fine solo grazie al tentativo della ragazza di liberarsi – si legge nell’ordinanza del gip, riportata dal quotidiano La Sicilia – alla base della personalità degli indagati, poco avvezzi al vivere civile, appare probabile che, in assenza della disperata reazione, la terribile violenza sarebbe proseguita anche a opera di altri indagati”.
Per il giudice delle indagini preliminari è “indicativo della personalità degli indagati” (i quali avrebbero come detto bloccato il fidanzato diciassettenne della vittima prima di agire) “l’avere agito agevolando e consentendo ad altre persone di violentare una ragazzina di appena 13 anni senza un minimo rimorso, anzi in alcuni casi assistendo alla scena“. Su queste basi, il gip ha ritenuto sussistere le esigenze cautelari “alla luce della personalità degli indagati, autori di un’azione che non può che suscitare orrore e che indica un livello estremo di una loro pericolosità sociale”. Il giudice ha pertanto reputato idonea la misura della custodia cautelare in carcere per tre degli stranieri indagati. Per il quarto sarebbero invece stati disposti gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, in considerazione del fatto che si è presentato spontaneamente ai carabinieri, fornendo elementi utili alle indagini. A breve potrebbero infine esserci ulteriori sviluppi.