Aumentare i prezzi degli “extra” per ricavare un maggior profitto, senz’altro, ma anche “scoraggiare” la gente a spendere di più e indurla a cambiare via via le radicate abitudini con l’obiettivo finale di non trasportare più bagagli in stiva: parola di Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair, che in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato quali sono i prossimi obiettivi della compagnia iniziando dallo sradicare (almeno provarci) una pratica che sembra difficile da eliminare ma che qualche risultato lo sta già dando.
Le parole di O’Leary
Iniziamo da lontano: oltre al prezzo del biglietto nudo e crudo, spesso molto conveniente, la compagnia irlandese come le altre low cost dà la possibilità di acquistare imbarco prioritario, scegliere il posto e poi quante valigie (con relativi chili) si vogliono imbarcare sulla stiva dell’aereo. Sono questi tre i servizi più acquistati “ma onestamente non li vorrei i ricavi da questa ultima voce”, ha spiegato il numero uno di Ryanair. “Nel mio mondo ideale vorrei passeggeri senza valigie in stiva“, sottolinea, spiegando perché abbia questa presa di posizione. “Se le persone si presentassero con gli effetti personali da portarsi in cabina risparmieremmo tempo e costi per l’imbarco”.
Perché i costi lievitano
Sembra un controsenso ma non lo è: la compagnia irlandese chiede soldi extra proprio per scoraggiare, a lungo termine, gli irriducibili del valigione da 23 kg che vanno al banco accettazione per le formalità di imbarco per poi riprenderlo una volta arrivati nel luogo di destinazione. “È così. Ma lo facciamo perché vogliamo cambiare le abitudini delle persone. Vogliamo che viaggino più leggeri”, spiega O’Leary. Alla giusta osservazione sui ricavi, molto importanti, che questo servizio aggiuntivo frutta per Ryanair, l’ad sottolinea che è vero ma il loro obiettivo rimane quello di “disfarci dei bagagli in stiva“.
I risparmi sul carburante
Questa sorta di avversione nasce dal fatto che molti soldi vengono investiti per la registrazione di trolley e valigie. “Dobbiamo pagare il bancone e il personale per il check-in, gli addetti che caricano e scaricano, quelli che lavorano negli uffici ‘lost & found’. Ruota tutto attorno ai bagagli”. In realtà, però, c’è un altro “segreto di Pulcinella”: se un aereo viaggia più leggero, quindi con meno bagagli complessivi, risparmia senz’altro sui costi del carburante come sottolinea lo stesso O’Leary al Corriere. “Risparmieremmo il 6% di cherosene se i Boeing volassero senza i bagagli in stiva“.
Quanto alle abitudini, l’ad inizia a vedere alcuni cambiamenti rispetto agli anni scorsi: se prima almeno l’80% dei passeggeri imbarcava un bagaglio, da quando c’è il costo extra (ormai introdotto 15 anni fa), “sono scesi al 20%. Il 60% ha modificato le abitudini. Anche perché il viaggio dei clienti dura in media due giorni e mezzo. Non hanno davvero bisogno di portarsi troppe cose. E noi abbiamo meno costi. Lo spazio vuoto è fantastico, consuma meno”.
La “previsione” per l’estate
Bagagli a parte, uno dei temi caldi che interessa le tasche dei consumatori riguarda le tariffe: dopo i picchi del 2023 e l’ulteriore ascesa del prezzo dei biglietti durante il periodo natalizio, in questo primo scorcio del 2024 sono scesi anche del 91%. Ma cosa accadrà la prossima estate? “Onestamente? Non lo so. Se l’offerta di posti sarà ridotta — e noi pensiamo che lo sarà per i problemi ad alcuni modelli di aerei — questo farà salire i prezzi dei biglietti”, spiega, sottolineando però che si potrà andare incontro a un esiguo risparmio (tre euro a sedile) per l’acquisto in anticipo del carburante necessario per volare nel trimestre estivo. “Ma è ancora presto per capire comne andranno le cose“.