In Nevada vince il signor “Nessuno”: super flop di Nikki Haley

In Nevada vince il signor "Nessuno": super flop di Nikki Haley

Perfino il candidato “nessuno” l’ha battuta alle primarie repubblicane in Nevada: totale flop per Nikki Haley, l’ultima sfidante rimasta per Donald Trump per la nomina del Gop.

Haley battuta dal signor “Nessuno”

Un risultato imbarazzante per l’ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite in uno stato in cui il processo per la selezione del candidato alla Casa Bianca è stato balcanizzato ulteriormente, con le due fasi, quella “statale” e quella “di partito”. I cittadini del Nevada si sono trovati davanti a una scheda con sette opzioni: da una parte Haley in competizione con altri 6 candidati illustri sconosciuti e dall’altra il signor “nessuno”. Opzione che ha “vinto”, doppiando i voti ottenuti da Haley: 33,2% contro l’opzione “nessuno di questi candidati” al 60,4. In questo caso gli elettori non potevano indicare altri nomi. Al terzo posto l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence con il 4,2. Al quarto, il senatore Tim Scott con l’1,9. Questa corsa, a onor del vero, è sostanzialmente priva di significato nel processo di nomina, dato che il grande evento per i repubblicani è giovedì 8 febbraio, quando il GOP terrà un caucus che determinerà i delegati effettivi inviati alla convention nazionale. Trump ha infatti scelto di dedicarsi esclusivamente a questo appuntamento, senza disperdere energie, tanto che il suo nome nemmeno compariva nella consultazione.

Le complesse primarie del Nevada hanno pensalizzato Haley?

La stessa Haley non ha profuso grandi energie nella corsa in Nevada, affermando che l’intero processo di revisione delle primarie in loco fosse stato “truccato” a favore di Trump. Certamente la doppia corsa elettorale ha confuso gli elettori, così come la disponibilità di opzioni di voto anticipato e per posta. Risultato: l’affluenza alle urne di persona è stata bassa con circa 15.700 persone contro le 151.000 che hanno votato in anticipo. Tuttavia non vi è alcun precedente con cui fare il raffronto dato che queste erano le prime primarie presidenziali del Nevada dopo decenni di caucus vecchio stampo prima della “riforma” del 2021, che ha cambiato il modo in cui gli elettori scelgono i loro candidati alla presidenza, in base alla convinzione che il formato delle primarie sia più accessibile.

Questa biforcazione nasce per volontà dei Democratici, stabilendo che le consultazioni si devono svolgere con la formula delle primarie, mentre il Partito conservatore ha votato per l’istituzione dei caucus. Così ci saranno entrambi i sistemi, ma il primo avrà solo valore simbolico. Per una volta gli attacchi sulla regolarità delle consultazioni non viene lanciata dai Repubblicani per attaccare i Democratici, ma è tutta una questione interna.

La Haley vittima di minacce

La corsa della Haley sembra ormai tutta in salita, aggravata anche dalle minacce sempre più frequenti alla sua persona. Haley ha, infatti, chiesto la protezione del Secret Service citando le molteplici molestie ricevute come unica avversaria di Trump rimasta in campo nella corsa per la nomination repubblicana. “Non riusciranno a farmi smettere di fare quello che devo fare“, ha tuonato la candidata in un’intervista al Wall Street Journal, in cui ha rivelato che la sua campagna ha dovuto affrontare “molteplici situazioni” difficili. L’ex ambasciatrice all’Onu è già stata vista protetta guardie del corpo personali durante le tappe della campagna in South Carolina, dove sono anche mobilitate le forze di sicurezza locali. Non è una novità che il corpo preposto alla protezione del presidente e del vice presidente venga mobilitato per candidati alla Casa Bianca, anche nella fase delle primarie. I regolamenti federali prevedono che la protezione dei candidati debba essere autorizzata dal segretario alla Sicurezza Interna, in consultazione con un comitato del Congresso. Ancora non è stato diffuso un commento del ministro della Sicurezza Interna a proposito.

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