Se son rose fioriranno. Ci riferiamo al possibile passaggio di Daniele De Rossi dal ruolo di ex Capitan Futuro a quello di Allenator Futuro. Di sicuro è già rifiorita la serenità a Trigoria, con buona pace degli orfani (e sono ancora tanti nella Capitale) di Mourinho. Per il resto sarà decisivo il piazzamento finale, quel quarto posto – ora distante un solo punto – che potrebbe essere sinonimo di conferma per DDR. Il quale, al netto di un calendario facile e con squadre inferiori ai giallorossi, ha già messo in cascina nove punti in tre gare con 8 gol segnati e due subiti, con un salto in classifica dalla nona alla quinta piazza.
Se per lo Special One contava il rumore dei nemici e «allenare» la rosa anche per combatterli, portando spesso all’esasperazione i comportamenti propri, dello staff e anche di alcuni calciatori (in questo un capopopolo perfetto), per l’alter ego De Rossi conta innanzitutto il gioco e raggiungere il risultato tramite quello, proponendo tra le altre cose un’idea di calcio ben definita. Insomma l’operazione Friedkin è stata scientifica e non solo nel sostituire il totem Mou, forte dei suoi 26 trofei in carriera, con l’icona De Rossi che invece è agli albori di un cammino in panchina. Tenuta a bada la tentazione di un esonero già a fine settembre dopo la batosta con il Genoa, l’allontanamento del portoghese è arrivato dopo le sfide di inizio anno con Atalanta, Milan e Lazio (con eliminazione da parte dei cugini in Coppa). Lasciando così al suo successore un esordio soft – le tre sfide con Verona, Salernitana e Cagliari nelle quali Mou aveva ottenuto solo 4 punti all’andata – quasi a voler agevolare il pesante passaggio di consegne.
Nell’ultima notte dell’Olimpico che è stato l’emblema del romanismo (il ricordo di Losi, gli applausi all’avversario ma sempre amico Ranieri), DDR ha finalmente visto applicate le sue idee. Poche ma chiare: nuovo modulo, con la difesa a quattro che permette di impostare l’azione con maggiore fluidità e rende la squadra più propositiva nella fase d’attacco; ruoli restituiti a diversi elementi della rosa; forza mentale infusa ai calciatori con quell’aria nuova che si respira durante gli allenamenti, vissuti con meno pressione e con un importante lavoro del tecnico sull’autostima.
Il risultato di queste prime settimane di lavoro è una sorta di energia liberatoria nelle gambe dei giocatori. Se capitan Pellegrini rappresenta meglio il nuovo capitolo iniziato in casa Roma, pure uno come Dybala – fedelissimo di Mou – pare aver tratto beneficio. De Rossi resta con i piedi per terra, forte dell’appoggio della proprietà che sente quotidianamente (con il portoghese i colloqui si erano invece fatti sempre più rari…): «I ragazzi ora sanno di essere forti, giusto festeggiare le vittorie ma abbiamo fatto poco più di niente». Lo attende la settimana da esame di laurea: prima l’Inter (senza Inzaghi in panchina squalificato) che «è la squadra più forte e gioca meglio di tutti», poi l’andata nella tana del Feyenoord per continuare il cammino in Europa. Se son rose fioriranno…