“Io, quasi ucciso dagli anarchici perché di destra”

"Io, quasi ucciso dagli anarchici perché di destra"

«Sono László Dudog una delle vittime ungheresi della Banda del Martello. Guardate la mia foto di oggi e quelle di un anno fa. Me le hanno scattate quando sono tornato a casa dall’ospedale. Ci sono finito perché io e la mia fidanzata siamo stati attaccati e feriti a colpi di spranga, manganelli e coltellate da quei criminali. Guardate come eravamo ridotti. A me hanno spaccato la testa a sprangate. Alla mia fidanzata hanno tirato due coltellate nelle gambe. Siamo vivi per miracolo». Laszlo Dudog ha 60 anni, lavora per una compagnia di sicurezza, milita in una formazione della destra ungherese, suona in un gruppo musicale «skin-head» e fino ad un anno fa era conosciuto soltanto per aver partecipato a dei concerti organizzati dalla sua formazione politica. Dai primi di febbraio dello scorso anno il suo volto tumefatto è il simbolo delle violenze della Banda del Martello, il gruppo di estrema sinistra responsabile di numerosi assalti a cosiddetti «nazi- fascisti». Un gruppo a cui è accusata di appartenere anche l’italiana Ilaria Salis. Nei quattro agguati messi a segno dalla Banda del Martello a Budapest tra il 9 e il 10 febbraio del 2023 rimasero ferite almeno 9 persone. Tra queste Laszo Dudog era uno dei più gravi. Le lesioni subite da lui e dalla sua fidanzata hanno spinto la magistratura ungherese a formulare l’accusa di tentato omicidio nei confronti di tutte le persone sospettate di aver preso parte agli assalti. E tra queste anche l’italiana Ilaria Salis. «Quella sera – racconta Dudog in questa intervista esclusiva a Il Giornale – ero appena uscito da un concerto organizzato dalla formazione politica a cui appartengo e stavo tornando a casa assieme alla mia fidanzata. Avevamo deciso di rientrare con i mezzi pubblici e stavamo camminando mano nella mano».

Da cosa hanno capito che eravate due militanti di destra?

«Non lo so proprio. Forse mi avevano seguito, ma di certo in quel momento non stavamo facendo nulla che ci potesse qualificare. Nessuno vedendoci poteva dire se fossimo di destra o sinistra. Eravamo semplicemente una coppia di passanti. Passeggiavamo tenendoci per mano e chiacchierando come fanno tante coppie».

Poi cos’è successo?

«Non so dirglielo con esattezza perché non ho avuto neppure il tempo di guardarli in faccia. Mi hanno attaccato alle spalle e mi hanno colpito alla testa con quei manganelli telescopici che – ho saputo poi – usano spesso in questi assalti».

È riuscito a difendersi?

«No, come potevo. Ripeto mi hanno assalito alle spalle e non mi hanno dato il tempo d’accorgermi di nulla. I primi colpi alla testa devono esser stati molto forti perché ho perso immediatamente conoscenza. Ricordo solo i paramedici che mi prestavano soccorso prima di mettermi sull’ambulanza e i poliziotti che mi chiedevano cosa fosse successo».

Quindi come fa a riferire tutti questi dettagli?

«Perché c’erano tre testimoni che hanno visto tutto e hanno raccontato alla polizia come sono andate le cose».

Hanno colpito solo lei?

«No, si sono accaniti prima su di me e poi sulla mia fidanzata. Dai referti medici risulta che è stata pugnalato alla coscia con un coltello o con un punteruolo. Prima di colpirla l’hanno accecata spruzzandole negli occhi un liquido urticante. Come se non bastasse l’hanno presa a calci in faccia. Oggi ad un anno di distanza ha ancora un frammento di osso che le sporge da sotto l’occhio».

E a lei com’è andata? Cosa le hanno detto i medici?

«Purtroppo ho subito lesioni molto gravi. Mi hanno rotto lo zigomo e oggi – ad oltre un anno dall’aggressione – tutto il lato sinistro della mia faccia risulta paralizzato e completamente insensibile. Le ferite alla testa provocate dalle sprangate si sono più o meno rimarginate, ma ho ancora del gonfiore in alcune parti. Insomma me la sono cavata, ma ad un anno di distanza non mi sono ancora ristabilito. E probabilmente mi porterò dietro alcune conseguenze per tutta la vita».

È vero che in quei giorni stava partecipando alle celebrazioni del Giorno dell’Onore una manifestazione considerata di estrema destra?

«Certo partecipo all’evento del Giorno dell’Onore da tanto tempo. Ci vado ogni anno e non me ne vergogno. Lo faccio per dimostrare rispetto a dei caduti che considero degli eroi. Ma questo non giustifica i criminali che hanno cercato di uccidermi».

Documento Salis

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