“Sta arrivando l’onda alta“. In una puntata di apertura dell’edizione 2024 che si stava avviando verso la conclusione senza troppi fuochi d’artificio extra-musicali, ecco che poco dopo l’una di notte ci pensa Dargen D’Amico a volere scuotere un po’ le coscienze dei telespettatori. Accade al termine della sua esibizione sul palco del teatro dell’Ariston (e anche parzialmente nella platea). Il testo della sua “Onda alta” conteneva già un forte significato di carattere politico, visto che parlava in particolare delle rotte dei migranti nel Mediterraneo. Il testo fa uso di metafore e immagini legate al mare e alla navigazione, sottolineando l’ipotesi di un’avventura incerta e pericolosa.
Si può citare a questo proposito il passaggio “Sta arrivando l’onda alta, stiamo fermi, non si parla e non si salta“. Le immagini sull’attualità sembrano mescolarsi con riflessioni più intime e personali (“Mi hai deluso lo so, siamo più dei salvagenti sulla barca” (…) “Hey, hey, bambino, questa volta hai fatto proprio un bel casino“). Una critica a quella che Dargen considera la discriminazione sociale, alimentata anche e dalla manipolazione delle masse attraverso i media. Per quanto il brano si apra anche alla speranza, alla possibilità di superare le difficoltà e di trovare una via d’uscita: “Non ci resta che pregare finché passa“. Insomma: potevano bastare e avanzare le parole intonate per tre minuti abbondanti e che da domani mattina (inevitabilmente) circoleranno in tutti i network radiofonici, fino ad arrivare alle discoteche italiane da qua a tutta la prossima estate. E invece no.
Questo perché, in ogni caso, una volta che ha fatto ballare nuovamente il pubblico presente all’Ariston (del resto un paio di anni fa aveva portato a Sanremo proprio il tormentone “Dove si balla”), l’artista 43enne, vestito ricoperto da una decine orsetti peluche addosso e con i suoi immancabili occhiali da sole, non ha voluto risparmiarsi nel “classico” discorso moralista post-canzone dal chiaro sento antibellicista. Il cantante premette innanzitutto di volere dedicare il brano a una sua cucinetta che si chiama Marta “che adesso è a studiare a Malta“. Lei, prosegue, ha avuto tanta fortuna. “Ma non tutti i bambini del mondo hanno questa fortuna“. Perché “nel Mar Mediterraneo in questo momento ci sono bambini sotto le bombe, senza acqua né cibo“. Ma non è tutto. Il rapper, riferendosi in maniera evidente a Gaza, continua: “In questo momento il nostro silenzio è corresponsabilità. La storia e Dio non accettano la scena muta“. Per poi concludere con un invito perentorio: “Cessate il fuoco“. Dopo il “Bella ciao” di Amadeus e Mengoni in conferenza stampa, i monologhi perbenisti proseguono incessantemente. E per fortuna che quest’anno a Sanremo non ci sarebbe stata politica.