Domani pomeriggio si terrà il sit-in del Partito Democratico davanti alla sede alla sede Rai di viale Mazzini. Già il fatto di averlo organizzato in pieno svolgimento del Festival di Sanremo non è stata una scelta esattamente felicissima, tenendo conto che i massimi dirigenti del servizio pubblico saranno presenti al Teatro Ariston per tutta la settimana. Ma a fare soprattutto ridere è poi il solito refrain che caratterizza ormai da mesi la stanca propaganda dei dem: ovvero quello di “Tele Meloni” e dell’occupazione della destra di tutte le poltrone in Rai. Lo ha ripetuto oggi Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd, parlando espressamente di uno “strumento di propaganda del governo” Tuttavia, a ben guardare, le cose non stanno esattamente così. Anzi.
La bufala sul “poltronificio” del centrodestra”
Cominciamo dalle nomine Rai del maggio 2023 quando era già in carica questo esecutivo: c’è stata un’occupazione di massa dei direttori di telegiornali e reti? Assolutamente no. La quota Pd si era presa ben otto posti su ventiquattro complessivi a disposizione: una percentuale pressoché mai raggiunta da un partito di opposizione. Tenendo inoltre conto che, sotto il governo Draghi, Palazzo Chigi calcolò la quota Pd in almeno il 60% degli 11.536 dipendenti. Una cifra che si dubita sia calata sensibilmente nell’ultimo anno e mezzo. Se dunque la Schlein volesse chiamare alla “grande ritirata” tutti i lottizzati Pd avrebbe l’imbarazzo della scelta: la consigliera del Cda Francesca Bria; i direttori di Tg3 (Orfeo), Radio2 (Sala), Radio3 (Montanari), Palinsesti (Coletta) e San Marino Rtv (Vianello), due vicedirettori del Tg1, uno del Tg2, due della Tgr, uno del Gr1, due di Rainews24, uno di Rai Parlamento, tre degli Approfondimenti, i capi di Rai Cinema, Rai Fiction, Rai Cultura, Offerta Informativa, Rai Kids, RaiPlay e Digitale, Rai Way e Staff dell’Ad, Contratto di servizio, più uno stuolo di corrispondenti e conduttori di tg vari.
Si continua a ripetere a pappagallo che gli “storici” conduttori siano stati cacciati dalla nuova dirigenza della Rai. Ormai lo sanno anche i muri che stiamo parlando di presentatori che se ne sono andati per propria volontà: Fabio Fazio ha firmato un contratto milionario per Discovery, Bianca Berlinguer è passata autonomamente a Rete4, Massimo Gramellini è approdato a La7, mentre Lucia Annunziata (in direzione Radio 24) si è dimessa nonostante il suo “Mezz’ora in più” fosse stato l’unico programma già inserito in palinsesto per il 2023-2024 dall’ad Roberto Sergio. Si sosteneva che Report venisse ben presto cancellato e invece era stato semplicemente spostato dal lunedì alla domenica, ovvero il giorno di collocazione che ha caratterizzato diciannove edizioni su ventisette. Alla faccia dello stravolgimento del palinsesto.
Schlein più presente di tutti in Rai
Infine, l'”apoteosi” con il tempo di parola e di notizia nei telegiornali Rai: l’ultimissimo rapporto dall’Osservatorio di Pavia ha stabilito che, nel mese di dicembre, i dati sul totale presenza al Tg1 nei tg sono di 8 minuti per Meloni e Mattarella e ben di 10 minuti per Schlein. Inoltre, “nel doppio trimestre giugno-dicembre 2023, la percentuale di tempo in voce del Governo, pari al 25,5% del totale, risulta leggermente inferiore alla quota media di tempo in voce registrata per l’esecutivo nelle legislature precedenti, collocata intorno al 30“. Tradotto, significa che i governi precedenti avevano più spazio in Rai dell’attuale governo che l’avrebbe militarmente occupata. Strano no? Domani al loro presidio, quindi, i dem protesteranno contro loro stessi.