I gioielli dei Savoia tornino ai Savoia

I gioielli dei Savoia tornino ai Savoia

Caro Direttore,

essendo dipartito Vittorio Emanuele, si torna a parlare del tesoro dei Savoia custodito in Bankitalia. Alla famiglia reale abbiamo tolto tutto, dalle ville ai palazzi, dai mobili ai quadri, e per decenni i suoi esponenti non hanno potuto mettere piede in Italia, almeno fino al nuovo millennio. L’esilio e la privazione di ogni bene non sono state punizioni sufficienti? Non vedo le ragioni di quest’accanimento verso i nostri ex reali, i quali ora chiedono, per voce dell’erede Emanuele Filiberto, di rientrare in possesso dei gioielli di famiglia che Bankitalia tiene sotto chiave. Non sarebbe il caso e non sarebbe ora di restituirli ai legittimi proprietari?

Silvio Labate

Caro Silvio,

lo scrigno con i gioielli di cui la famiglia reale ha chiesto più volte notizie a Bankitalia ha un valore di svariati milioni di euro, si parla addirittura di oltre 300 milioni di euro, ma la stima potrebbe essere sottovalutata. I Savoia lo rivendicano in quanto sostengono che non si tratti di «gioielli della Corona» bensì di veri e propri «gioielli di famiglia», acquistati quindi in famiglia, magari in occasioni come anniversari, compleanni, festività natalizie, ricorrenze di ogni tipo. Tali oggetti insomma rappresentano quelle gioie, ossia quei preziosi, che ciascun nucleo familiare possiede e che vengono spesso passate dalle nonne alle nipoti o dalle mamme alle figlie. Trovo che sia ragionevole valutare di consegnare ai Savoia codesto scrigno, che, al di là del valore materiale, ne ha uno propriamente affettivo.

Io credo che il suo legittimo proprietario non sia lo Stato italiano ma Emanuele Filiberto, a cui è stato sottratto tutto il resto, ricordo infatti che i palazzi reali, che furono dei Savoia, sono tutti indistintamente di proprietà dello Stato.

Agli italiani non sarebbe tolto nulla se a Emanuele Filiberto venissero restituiti diamanti, perle, le spille, due grandi bracciali, un girocollo, brillanti e altro, che sono all’interno dello scrigno conteso, di cui si hanno scarse informazioni. Non capisco l’utilità di requisire questo tesoro. Dunque, come ho spiegato, sono assolutamente favorevole alla restituzione del maltolto ai legittimi proprietari, i quali sono stati espropriati di tutto quanto il resto nel secolo scorso.

Lo Stato, nel rispetto della sacralità degli affetti, dovrebbe permettere a Emanuele Filiberto di tornare in possesso di un pezzo della sua storia familiare, in parte molto dolorosa dato che quest’uomo ha vissuto insieme ai suoi cari da esiliato per tutto il periodo dell’infanzia e della giovinezza. E anche di un pezzo del suo cuore.

Sarebbe un po’ come rimettere a posto alcune cose, chiudere una specie di cerchio, dando a Cesare quel che è di Cesare e ai Savoia quel che resta dei Savoia.

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