Ecco tutti gli ostacoli per riportare Ilaria Salis a casa

Salis, magistrati contro le toghe rosse

1. Perché opinione pubblica e istituzioni vogliono il rientro in patria di Ilaria Salis?

Ilaria Salis è stata arrestata in Ungheria dopo gli scontri tra militanti antifascisti e neonazisti arrivati a Budapest per il «giorno dell’onore», che ogni 11 febbraio celebra il battaglione nazista che tentò invano di impedire la presa di Budapest da parte dell’Armata Rossa, nel 1945. Ilaria nega di aver preso parte agli scontri, sostenendo di aver partecipato quel giorno a una contro-manifestazione pacifica. Le autorità ungheresi sostengono di averla identificata grazie a un video nel quale, però, la donna 39enne dice di non riconoscersi. La vittima del pestaggio, che non ha riportato gravi lesioni, non ha sporto nemmeno denuncia, ma per la legge ungherese Salis rischia fino a 16 anni di carcere. Inoltre, dal giorno del suo arresto le condizioni della detenzione sono state pessime: tra l’altro è stata ospitata in celle sporche, piccole e infestate da insetti e parassiti, con vitto scarso e scadente. Le sono stati negati per mesi i contatti con la famiglia e anche gli esami medici dei quali aveva bisogno si sono fatti attendere, come pure i relativi referti. Infine, ha indignato vederla arrivare in aula per la prima udienza a quasi un anno dall’arresto con mani e piedi incatenati.

2. Perché Ilaria Salis non ha chiesto la concessione degli arresti domiciliari?

In realtà, tramite i suoi avvocati, la richiesta è stata formalizzata tre o quattro volte, ma i giudici hanno sempre negato la concessione della misura a causa dell’asserito pericolo di fuga.

3. Perché, allora, il ministro degli Esteri Antonio Tajani insiste perché venga chiesta quella misura?

Tajani ha suggerito ai suoi legali di chiedere la concessione dei domiciliari non in Italia ma in Ungheria, come primo passo di una strategia del governo per riportare Ilaria in patria. Una volta che la donna sarà fuori dal carcere, infatti, il governo italiano, con Tajani e il Guardasigilli Nordio in testa, cercherà di ottenere la possibilità di trascorrere i domiciliari in Italia. Una possibilità prevista anche grazie alla Decisione quadro 829 del 2009, con la quale il Consiglio dell’Unione Europea ha chiesto ai Paesi membri di far sì che una persona sottoposta a procedimento penale non residente nello Stato del processo non riceva un trattamento diverso da quello riservato alla persona sottoposta a procedimento penale ivi residente. Inoltre, il governo potrebbe garantire alla controparte magiara non solo la certezza della detenzione ai domiciliari durante il processo, ma anche la partecipazione della donna a tutte le udienze.

4. Perché l’ipotesi di assegnare a Salis l’ambasciata italiana come domicilio dove trascorrere gli arresti domiciliari a Budapest potrebbe non soddisfare l’autorità giudiziaria magiara?

Perché, come ha spiegato Eugenio Losco, legale della donna, l’ambasciata italiana gode dell’extraterritorialità e dunque, essendo suolo italiano, se i domiciliari si possono fare lì, allora si possono fare anche in Italia. Inoltre se i giudici ungheresi hanno bocciato le precedenti richieste di concessione dei domiciliari in Italia temendo la fuga dell’imputata, potrebbero per lo stesso motivo negarle nel caso in cui il domicilio venga fissato nella nostra sede diplomatica, ritenendo che quel luogo non fornisca le necessarie garanzie.

5. Perché i legali di Ilaria Salis non considerano praticabile l’opzione di attendere l’esito del processo per poi chiedere, in caso di condanna, i domiciliari in Italia?

A causa dell’estrema lentezza del procedimento. È servito quasi un anno per la prima udienza, la prossima è stata fissata dopo 4 mesi (a fine maggio), le successive sono in calendario per l’autunno. L’unico modo per accelerare il processo sarebbe un patteggiamento (le ne è stato offerto uno che prevedeva la condanna a 11 anni) che però Salis non intende accettare, proclamandosi a gran voce innocente e del tutto estranea agli addebiti che le vengono contestati.

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