“Ilaria resterà in carcere”. Ma dalla Ue si spinge per i domiciliari

"Ilaria resterà in carcere". Ma dalla Ue si spinge per i domiciliari

Non sembra esserci spazio di manovra per fare uscire Ilaria Salis dal carcere ungherese in cui è rinchiusa da un anno con l’accusa di aver aggredito e picchiato alcuni esponenti di destra durante una manifestazione a Budapest. È quel che ha dichiarato ai giornalisti il padre Roberto all’uscita dal ministero della Giustizia, dove oggi ha incontrato il ministro Carlo Nordio. “È andata molto peggio di quanto ci aspettavamo. Non vediamo nessuna azione che possa migliorare la situazione, siamo stati completamente lasciati soli, abbiamo chiesto due cose che ci sono state negate. Mia figlia resterà molto, penso, in carcere“, ha detto durante una conferenza stampa improvvisata.

Quindi, l’uomo, ha proseguito: “Mi dicono che ci sono 2.500 italiani in queste situazioni e che non si può fare una azione preferenziale nei confronti di nessuno. Ma se lasciamo tutti lì siamo uno Stato che difende i cittadini?“. È assurdo, ha proseguito, “che questo tipo di situazioni avvengano sulla pelle dei cittadini italiani senza che chi può fare qualcosa, e deve protestare lo faccia“. Roberto Salis ha, quindi, ribadito che sua figlia “è stata torturata senza carta igienica e senza sapone, e non è uscita neanche una nota di protesta dal nostro ministero degli Esteri. Mi sembra che ci sia un totale scollamento nel funzionamento dello Stato. Non vedo fluidità delle informazioni e questo a scapito di persone come mia figlia“. La soluzione sul caso di Ilaria Salis rimane “il carcere a oltranza fino a quando il giudice ungherese avrà finito il processo. In quel carcere si può anche morire, non sono cose che non accadono. È una situazione molto critica però se è questo che si riesce a fare dobbiamo accettare“.

Il commissario ai Servizi finanziari, Mairead McGuinness, che rappresenta la Commissione in Aula a Strasburgo nel dibattito sul caso di Ilaria Salis, sottolinea come nell’Unione europea esistono “standard minimi” di trattamento dei detenuti in attesa di giudizio, che vietano di “presentare sospettati e accusati come colpevoli in Tribunale o in pubblico, attraverso l’uso di misure di restrizione fisica“. Sulla possibilità di concedere i domiciliari, McGuinness ha spiegato che questa ipotesi “sarebbe in linea le conclusioni del Consiglio sulle misure alternative alla detenzione adottate durante la presidenza finlandese del 2019. Queste conclusioni sottolineano che misure e sanzioni non detentive dovrebbero essere valutate, se appropriate alle circostanze del caso“.

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