Il processo di crescita delle Piccole e medie imprese italiane presenta connotati sempre più internazionali. Un recente studio sulle operazioni di M&A con oggetto le Pmi nei mercati internazionali evidenzia come le operazioni di acquisizioni di aziende italiane dall’estero, nel biennio 2022-2023, ha superato i livelli pre-pandemia. È la conferma di quanto siano ancora molto ricercate le Pmi del nostro Paese nonostante in Borsa abbiano sofferto negli ultimi due anni.
SMALL E MID CAP SOTTOVALUTATE Da fine dicembre 2021 a oggi, mentre l’indice Ftse Mib delle blue chips di Piazza Affari vanta un +10,6%, l’indice Ftse Italia mid cap relativo alle medie imprese evidenzia un -9,1% e il Ftse Italia Star (rappresentativo delle aziende più innovative) addirittura un -26,5 per cento. Secondo Intermonte, in base al rapporto prezzo/utili, le Pmi italiane quotate sono scambiate con un premio del 33% rispetto alle large cap, ben al di sopra del premio medio storico (17%). Inoltre le aziende che generano liquidità e sono alla ricerca di opportunità di crescita faranno acquisizioni puntando su Pmi sottovalutate ma con bilanci solidi. In pratica, in base alle attuali valutazioni, presentano un margine di recupero di almeno il 15 per cento.
ETF E FONDI SPECIALIZZATI Le prime opzioni per investire sulle mid e small cap quotate in Piazza Affari, sono gli Etf e i fondi comuni.
Con i primi è possibile, con costi annui ridotti (0,30%), assicurarsi la replica dell’andamento dell’indice Ftse Italia mid cap. Tramite i fondi specializzati sulle Pmi italiane è invece possibile, con costi annui maggiorati (circa il 2%), puntare su titoli con ottime prospettive di crescita.
Titoli con un’elevata visibilità sulle stime e modelli di business resilienti, come le società legate alla trasformazione digitale, le utility, alcuni industriali legati a piani di investimento a lungo termine e i consumer.
ELTIF E PIR Per puntare sulle Pmi italiane interessanti esistono anche i Pir alternativi. Devono investire almeno il 70% in titoli di società quotate italiane o comunitarie e, di questo 70%, il 25% (cioè il 17,5% del totale del fondo) deve essere investito in titoli non presenti nel Ftse Mib. Inoltre devono investire almeno il 5% del 70% (o del 3,5% del fondo totale) in small cap. La normativa consente inoltre ai fondi pensione italiani di investire fino al 10% del loro patrimonio in fondi Pir. Il beneficio fiscale riguarda l’eliminazione dell’imposta sulle plusvalenze a condizione che l’investimento sia stato mantenuto per almeno 5 anni. Il Pir alternativo può inoltre investire in fondi di private equity, fondi di private debt e in Eltif. Questi ultimi investono almeno il 70% del patrimonio in titoli emessi da società quotate e non che capitalizzano meno di 500 milioni.
FONDI DI VENTURE CAPITAL Infine, solo per gli investitori con un orizzonte temporale di almeno 8-10 anni e con elevate disponibilità economiche (di solito mezzo milione di euro) ci sono i fondi di venture capital. Investono nel capitale di aziende nella fase iniziale definita di start up, con rischi quindi molto alti (spesso si investe solo su una idea di business), ma anche con attese di rendimento più elevato (12/15% annuo) anche se, ovviamente, non garantite.