“L’ho fatto a modo mio”. La storia d’amore e morte tra Sid e Nancy

Screen "Sid e Nancy" StudiocanalUK via YouTube

Quello tra Sid Vicious e Nancy Spungen è stato sempre considerato un “amore tossico”. Non solo per la dipendenza da cui entrambi non si sono liberati nel corso della loro breve esistenza, ma anche per il fatto che, secondo la vulgata maggiormente diffusa, lui uccise lei. Tuttavia non c’è mai stato un processo, per cui è impossibile parlare di verità oltre al mito. Questa è la loro storia.

La musica e l’amore

Il vero nome di Sid era John Simon Ritchie ed era nato nel 1957. Non era un bassista o un batterista particolarmente talentuoso – resta celebre la diceria secondo cui spesso il suo strumento veniva staccato dall’amplificazione – ma probabilmente è la personalità più nota e mitica della scena punk britannica. Nel 1977, in seguito all’uscita di Glen Matlock, entrò nei Sex Pistols, e ben presto iniziò a essere considerato un innovatore del genere musicale – mentre questo si stava sviluppando – oltre che una figura di spicco: Sid Vicious era la vera essenza del punk.

Durante la sua attività musicale, nel 1978, incontrò Nancy, spesso presentata come una groupie. Nancy era una quasi coetanea di Sid (era nata nel 1958), ma era una ragazza americana di buona famiglia, dotata di una grande intelligenza ma alla quale fu diagnosticata la schizofrenia. A 17 anni Nancy lasciò la casa natale per vivere alla giornata a New York, tra band musicali e sbarcando il lunario come ballerina esotica o prostituta, fino appunto a quell’arrivo a Londra.

L’incontro tra Sid e Nancy – raccontato in un biopic di Alex Cox dall’evocativo sottotitolo Love Kills – non fu fatto solo d’amore, come detto, ma anche d’eroina. Come riporta Newsweek, una volta il manager della band Malcolm McLaren disse in un’intervista che Nancy “ha insegnato a Sid tutto sul sesso, la droga e lo stile di vita di un rocker di New York”.

La relazione andò avanti contro tutto e tutti, contro i Sex Pistols e McLaren, contro la famiglia di lei. E Nancy spinse molto, in qualche modo, la carriera di Sid, tanto che esiste una piccola parte della sua produzione musicale da solista: nel 1979 infatti uscì postuma la registrazione di un concerto in cui Sid cantava delle cover. Una, in particolare, è molto nota: My Way, brano reso celebre da Frank Sinatra. Sid ne stravolse il testo, che infarcì di insulti e parolacce, rendendola però un manifesto con questa conclusione: “Li ho superati tutti, li ho presi a calci nelle p… e l’ho fatto a modo mio”. Nel videoclip, Sid Vicious si esibiva di fronte a una platea elegante, concludendo l’esibizione con colpi di pistola: quando Cox lo rielaborò nel film, ci aggiunse il dettaglio della prefigurazione dell’omicidio di Nancy e della successiva morte dell’artista.

L’omicidio e il giudizio mancato

Nel nomadismo geografico che all’epoca caratterizzava tutti i musicisti – dopo un tour negli Usa, Sid visse anche a Parigi – c’è però un punto fermo: ad agosto 1978 si trasferì con Nancy a New York, e nello specifico al Chelsea Hotel, l’albergo reso famoso per aver dato ospitalità agli artisti più disparati, da Dylan Thomas ai poeti della Beat Generation, fino a Bob Dylan, i Pink Floyd e Stanley Kubrick.

Qui, il 12 ottobre 1978, Nancy fu trovata morta dopo essere stata accoltellata allo stomaco. Per l’omicidio fu subito accusato e arrestato Sid, che inizialmente se ne assunse la colpa per poi ritrattare. Il coltello in effetti apparteneva a Sid, ma lui non ha mai raccontato una versione univoca in relazione a cosa possa essere accaduto: a volte diceva che lei era caduta sul coltello, altre volte di non ricordare nulla, altre volte ancora di averla in effetti pugnalata ma senza la volontà di ucciderla, come riportano gli archivi legislativi della Virginia.

Uscì su cauzione, ma ben presto venne arrestato di nuovo, dopo un tentativo di suicidio e l’aggressione al fratello di Patti Smith, Todd. L’1 febbraio 1979 uscì in libertà vigilata: la madre, che a propria volta era stata una tossicodipendente, gli comprò l’eroina: andò in overdose, ma fu prontamente rianimato, continuando però successivamente a farsi nelle ore successive. E il giorno dopo fu trovato morto.

La teoria che nega l’omicidio

È impossibile stabilire le responsabilità sull’omicidio di Nancy Spungen. Non solo perché il principale sospettato è morto poco dopo. Esiste infatti una teoria, secondo cui la donna potrebbe essere stata accoltellata a causa di un debito di droga. Pare infatti che dell’omicidio si sia vantato in un bar, il Cbgb di New York, un uomo di nome Rockets Redglare, guardia del corpo di uno spacciatore, per regolare i conti dopo un furto subito. Ma anche Redglare è morto, nel 2007.

A supporto della teoria c’è il fatto che, stando al racconto di vari testimoni, al momento dell’omicidio Sid sarebbe stato “fuori combattimento”, dopo aver assunto 30 compresse di Tuinal. Perfino Malcolm McLaren non ha mai creduto che Sid abbia ucciso Nancy, tranne in un eventuale caso di omicidio suicidio fallito: “Non credo che Sid abbia ucciso Nancy. Lei è stata il suo primo e unico amore nella sua vita” disse una volta.

E poi ci sono le parole che il musicista scrisse in una lettera alla madre di Nancy, Deborah Spungen. Tra gli stralci riportati dal DailyMail, Sid scrisse: “Ho sentito il dolore di Nancy come se fosse il mio, anzi peggio… La amo con una tale passione. Ogni giorno è un’agonia senza di lei. Ora so che è possibile morire di crepacuore. Perché quando ami qualcuno tanto quanto noi ci amiamo, quella persona diventa fondamentale per la tua esistenza. Quindi morirò presto, anche se non mi uccido. Immagino che potresti dire che mi sto struggendo per lei. Potrei vivere senza cibo né acqua più a lungo di quanto sopravvivrò senza Nancy… era troppo bella per questo mondo”.

Deborah, anche dopo aver letto la missiva, che conteneva tra l’altro una poesia d’amore, è però convinta che Sid abbia ucciso la sua figlia: nell’ultima telefonata tra loro aveva avuto l’impressione che la giovane anelasse la morte e che alla fine abbia reso Sid “il suo strumento”.

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