Alla vigilia di un’altra settimana tesa di proteste degli agricoltori, la premier Meloni ha già confermato l’aumento da 5 a 8 miliardi di risorse del Pnrr a disposizione del comparto. Ma su questo il Pd e la sinistra attaccano la maggioranza, con la segretaria dem Elly Schlein che parla di «propaganda», come se i fondi del Piano fossero una mancia elettorale per mettere a tacere un settore «amico», e non una filiera vitale per l’economia del Paese. Attaccano anche sulla presunta vicinanza dell’agricoltura all’area governativa. Infatti, nell’«amichettismo» rilanciato da Repubblica era già finita anche la Coldiretti, il cui rapporto con Palazzo Chigi viene descritto come «un asse fortissimo, quasi simbiotico». La stessa associazione di categoria però è stata estromessa dalle manifestazioni, che si svolgono volutamente senza sigle né partiti. Anche i Verdi con Bonelli accusano l’esecutivo di «menzogne» sui fondi e soffiano sulla benzina della protesta che promette di arrivare a Roma nei prossimi giorni. Ma l’attenzione alla piazza e agli appelli degli agricoltori, che anche ieri sono scesi in strada con i trattori da Nord a Sud, era stata da subito espressa dalla Lega e FdI in una rincorsa reciproca. Anche ieri il capogruppo Tommaso Foti spiegava: «Il ministro Lollobrigida ha sempre mostrato una concreta vicinanza al comparto dell’agricoltura. Non a caso le contestazioni in Italia sono rivolte alle iniziative assunte a livello europeo, su impulso delle sinistre e dei verdi».
L’accusa è quella di una strumentalizzazione politica della sinistra: «All’ambientalismo esasperato si deve gran parte delle misure che i rappresentanti del comparto agricolo oggi giustamente contestano. E ciò – continua Foti – mentre il governo Meloni ha messo a disposizione degli agricoltori 800 milioni per l’acquisto di macchine agricole, 300 milioni per le imprese in difficoltà e aumentato da 5 a 8 miliardi i fondi del Pnrr a disposizione del comparto agricolo. Ridicoli i maldestri tentativi della sinistra anti-italiana di voler fuggire dalle responsabilità». I dem non ci stanno e attaccano con Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione agricoltura: «La politica agricola europea è nelle mani di un commissario polacco che fa parte del gruppo dei Conservatori di cui Meloni è presidente. E poi gli agricoltori stanno stigmatizzando molte scelte assunte dal governo Meloni, perché hanno messo le mani nelle tasche degli agricoltori tagliando tra l’altro l’Irpef e altri fondi di sostegno. Dovrebbero smetterla di prendere in giro cittadini, ma lavorare per dare risposte». E a Chigi si sta lavorando per capire l’impatto di una delle possibili risposte, un’eventuale proroga dell’esenzione dell’Irpef. Ma con dei criteri modulari, non generalizzata, in modo che avvantaggi chi realmente ne ha bisogno. Lo ha precisato anche lo stesso Lollobrigida nei giorni scorsi in Parlamento, sulla legge di bilancio: «Ci sono agricoltori che fatturano milioni e non hanno pagato l’Irpef in questi anni, noi abbiamo pensato di usare quelle risorse per un fondo di emergenza di 300 milioni che aiuti chi è in difficoltà. Ci sono emendamenti che propongono di prorogare l’esenzione dell’Irpef e io sono favorevole. È un problema poi del Mef eventualmente riuscire a trovare le coperture». Eccolo il nodo. Ancora tutto da quantificare.