Ventiduenne s’impicca sulla cancellata del Cpr di Ponte Galeria, esplode una rivolta. Osumane Sylla, originario della Guinea, trasferito a Roma dal centro di Trapani Milo dieci giorni fa, si è annodato un lenzuolo al collo e si è lasciato morire. Con un mozzicone di sigaretta ha scritto su un muro, in francese, tutto il suo strazio. «Se dovessi mai morire, vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta. I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro. L’Africa mi manca molto e anche mia madre, non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace». Sopra il suo autoritratto. Disperazione e rabbia nel testamento lasciato sulle pareti del centro di via Cesare Chiodi e pubblicato dagli attivisti di «Mai più lager, No ai Cpr» che, in un post Fb, spiegano che il giovane sarebbe stato più volte sedato durante la sua breve permanenza. Una notizia, secondo gli stessi, da verificare. Soprattutto dalla Procura che ha aperto un’indagine sulla tragedia accaduta nella notte.
Gli operatori raccontano di averlo visto il giorno prima disperarsi. «Piangeva, voleva tornare nel suo Paese perché aveva due fratelli piccoli di cui occuparsi altrimenti avrebbero sofferto la fame». Verso le 3 qualcuno lo vede pregare. Il corpo viene trovato all’alba da altri migranti, un medico cerca di rianimarlo, ma per Osumane non c’è più nulla da fare. Nessun testimone, mentre gli agenti hanno sequestrato le telecamere di sicurezza e ascoltato gli addetti alla vigilanza.
Grate e porte divelte, sassi e oggetti vari contro gli agenti: alla notizia dell’ennesimo suicidio si scatena la guerra fra una settantina di migranti e le forze dell’ordine. Un sottufficiale dell’esercito, ferito seriamente dal lancio di una pietra, è stato trasportato all’Aurelia Hospital, sei carabinieri contusi mentre gli scontri sono proseguiti fino a sera con il tentativo di dar fuoco a una volante. Rivolta sedata a fatica e con il lancio dei lacrimogeni dagli agenti del reparto mobile, la «celere», in tenuta antisommossa. Alla base delle proteste il sovrannumero delle presenze e il trattamento definito «poco dignitoso» dagli stessi ospiti. «Un luogo inumano – commenta Marta Bonafoni, presidente Pd della commissione Trasparenza – che ho più volte visitato. I Cpr vanno chiusi e va radicalmente ripensato il modello di accoglienza». Fra i rivoltosi alcuni stranieri in attesa di rimpatrio. La senatrice Ilaria Cucchi di Avs chiede alla magistratura di fare «chiarezza su quanto avvenuto e sulle condizioni di vita in quel Cpr». Dura la denuncia del sindacato Nsc: «Vere e proprie scene di guerra e terrore presso il Cpr di Ponte Galeria, dove 5 colleghi si sono ritrovati davanti 50 persone inferocite che hanno letteralmente devastato la struttura».