Inventata una nuova disciplina olimpica: non più bob a due, nemmeno bob a quattro ma bob a settecentotrentatré. Non serve una superslitta, sono i giorni che mancano alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina, e soltanto venerdì è arrivata la decisione definitiva, dopo tre anni e mezzo
di parole e contenziosi, anche politici. Mission impossible, contesta il Cio, tempi troppo stretti per la consegna dell’impianto, scadenza nel marzo dell’anno prossimo, le critiche puzzano di interessi privati, vogliono portare le gare della pista veloce in Svizzera, addirittura negli Stati Uniti, si gioca con i Giochi, lo spirito olimpico arde soltanto nel tripode, per il resto è battaglia bassa, anche ideologica, dal 2019 a ieri si è perso tempo tra le solite beghe di propaganda, ambientalisti, comitati locali, Corte dei Conti, Guardia di Finanza, mentre la pista di Cortina, celebre per i trionfi di Eugenio Monti e per gli spettacolari inseguimenti sugli sci di Roger Moore 007 ma con il tragico e mortale incidente della controfigura
durante le riprese del film, è ormai un anello spelacchiato, in rovina, come quello di Cesana, memoria triste dei Giochi del Duemila e sei. Servono 100 milioni per non perdere l’occasione e soprattutto la faccia, serve la volontà italiana di battere gli avversari rosiconi, finiamola di dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Anche perché i cerchi sono cinque.