«Poteva essere una strage». Firmato Leo Messi. «Era intollerabile». Qualcuno penserà: finalmente un sussulto, un impeto di umanità terrena. Proprio lui che, giusto un anno fa, fresco campione del mondo non si era preoccupato di una devota messinscena con tunica, una sfilata da inginocchiato davanti all`emiro del Qatar. La sciagurata celebrazione di Brasile-Argentina ha regalato scene di violenza già vista tra brasiliani e argentini e, chissà mai, un pugno di dubbi e novità. Novità vedere Messi finalmente leader della sua gente, quella sul campo e quella che, in tribuna, stava prendendo botte dai manganelli della polizia e dai selvaggi ultras avversari. In un attimo ha deciso: «Andiamo negli spogliatoi, così non si gioca». Il segno del comando, la coppa che «mi ha cambiato la vita», ammise pochi mesi fa, forse gli hanno regalato serenità per vederci chiaro, forza interiore per non pensare solo a miliardi di dollari e gol.
Non è mai tardi per crescere. E chissà non abbia, involontariamente, contato l`elezione a presidente argentino di Javier Milei che, da giovane, stava sull`altra sponda calcistica: quella dei portieri. E Dibu Martinez lo avrà inorgoglito quando si è scagliato contro i poliziotti che picchiavano la sua gente. Milei giocava in club di secondo piano, ammiratore del rude Simeone, appassionato di calcio italiano, suiveur di Fabio Capello, ma soprattutto famoso per aver sbertucciato il mito Maradona non solo definendolo “Mardedroga”.
Ecco, Messi ha cercato di riprendersi la leadership dei geni davanti ad un giocatore operaio che, ora, possiede altra leadership.
E, a proposito di presidenti, meglio sarebbe che il brasiliano Lula pensasse alla civiltà di un tifo inasprito, anziché contrastare l`idea di un Ancelotti ct della Seleçao. Vista la situazione non esaltante, chissà che Carletto non metta piede sul freno. A Madrid la panchina non è mai comoda, ma resta a minor rischio del tiro al piccione: come usano in Brasile con i ct. Narra la statistica che l`ultimo è quello che arriva al mondiale, i primi ci rimettono sempre il posto. Ancelotti è a mezza via. Ma questa nazionale, contro l`Argentina, ha perso per la prima volta nella storia (si parte dal 1954) un match casalingo di qualificazione mondiale. Peggio: ha rimediato tre sconfitte consecutive, ed ora è 6° su 10 squadre nella classifica del gruppo di qualificazione. Le prime sei vanno al mondiale 2026, la settima agli spareggi. Con tali record, il problema non può essere Ancelotti. Semmai il nostro potrebbe essere un benefattore. Alla faccia di Lula, Romario e dell`orgoglio protezionista (leggi ct) brasiliano.