Le ripercussioni sono già enormi sui mercati di tutto il mondo ma il peggio deve ancora venire: la crisi sul Canale di Suez causata dal primo attacco degli Houthi il 19 ottobre scorso ha fatto diminuire drasticamente il traffico marittimo sul Mar Rosso con volumi scesi del 65% e le navi costrette a circumnavigare l’Africa con tempi di percorrenza e costi enormemente più elevati. La maggiore preoccupazione per Europa e Italia, adesso, è rappresentata dalla minore importazione del diesel con inevitabili rincari previsti nel prossimo futuro.
L’allarme su prezzi
Le tariffe di trasporto sono già aumentate a livelli mai sperimentati in precedenza se si esclude un picco in concomitanza della pandemia Covid-19. I dati di Gibson (broker marittimo londinese) forniti al Financial Times fanno sapere che i prezzi di noleggio delle più grandi navi cisterna utilizzate per il trasporto di prodotti petroliferi – diesel, benzina e carburante per aerei – sono più che raddoppiati nelle ultime due settimane sfondando la quota di centomila dollari al giorno, imparagonabili con le cifre di novembre che ammontavano, mediamente, a soli 22.750 dollari al giorno.
La maggior parte delle navi cisterna petrolifere ha intrapreso la rotta più lunga che passa da Capo di Buona Speranza (Sudafrica) invece di attraversare il Mar Rosso dopo che una petroliera con a bordo prodotti raffinati, la Marlin Luanda, è stata attaccata nei giorni scorsi. Soltanto a causa della cirmunvavigazione il mercato inizia a essere in difficoltà con un aumento del 5% della domanda globale sulle navi cisterna che, di per sé, possono contare su una notevole flotta. Gli attacchi degli Houthi hanno già portato il prezzo globale del diesel ai livelli più alti dell’ultimo trimestre con i commercianti preoccupati anche delle possibili interruzioni di forniture dai mercati asiatici verso quelli europei.
La riduzione sulle importazioni
“I futures del gasolio, il punto di riferimento globale, sono aumentati del 15% da metà dicembre a 845 dollari a tonnellata, riflettendo le crescenti preoccupazioni degli investitori che l’Europa sarà schiacciata dai problemi della catena di approvvigionamento nei prossimi mesi”, hanno riferito esperti al quotidiano economico britannico. Ma non è tutto perché le importazioni di gasolio, nelle prossime settimane, potranno essere ridotte di circa due terzi secondo i dati a disposizione dal Sole24Ore.
Per dare un’idea numerica di cosa stia accadendo, dall’India si sono già interrotte a gennaio le importazioni dei barili di petrolio con dentro il diesel e sono diminuite le importazioni dall’Arabia Saudita a meno di 150mila barili al giorno rispetto ai quasi trecentomila barili soltanto a dicembre. Ancora peggio con quanto accade dal Kuwait che in Europa invia soltanto una media di 28mila barili al giorno, un paio di mesi fa erano addirittura 147mila. Le stime peggiori riguardano il mese appena iniziato quando, secondo le previsioni di Vortexa, piattaforma di analisi sui flussi globali di petrolio, l’Europa potrà contare soltanto su 450mila barili di gasolio ogni giorno con inevitabili aumenti dei costi sulle pompe di benzina.