I vestiti, le bottiglie e il lettino da campo: il sopralluogo in casa Pifferi

Screen Quarto Grado

Cosa è stato trovato sulla scena del crimine, in un appartamento in zona Ponte Lambro a Milano, in cui è avvenuta la morte per stenti di Diana Pifferi nel luglio 2022? Mentre le cronache si sono spostate sull’inchiesta spin off che vede protagonisti i test sottoposti da due psicologhe del carcere di San Vittore alla madre Alessia Pifferi, ci si continua a domandare se si potesse fare qualcosa, se questa morte di un’innocente poteva essere prevenuta.

Sulla scena del crimine

Alessia Pifferi, ora a processo, ha lasciato per 6 giorni da sola la figlia Diana, di 16 mesi. Al suo ritorno a casa, la bambina era morta. Sulla scena del crimine c’è stata una prima perquisizione nell’immediato, dopo di che è stata cristallizzata e sigillata fino all’arrivo della scientifica.

Nel suo sopralluogo il 28 ottobre 2022, la scientifica ha repertato oggetti come pannolini e bottigliette, concentrandosi soprattutto su quelle sospette: in quel momento si cercava di capire se alla bambina fosse stato somministrato qualche sostanza, dato che nessuno l’aveva sentita piangere, ma gli esami hanno dato esito negativo.

Nelle immagini mostrate da Quarto Grado, emerge un presunto sguardo sulla vita di Diana Pifferi: su un tavolo c’è l’estratto dell’atto di nascita, in frigo lattine di birra e avanzi di cibo, in camera da letto un lettino da campo sormontato da un ninnolo rotto e sul pavimento del materiale giallastro, forse resti di gommapiuma logora. Tre scarpine sono posizionate tre scarpine da bimba, ma non c’è nessun vestitino. Su un muro c’è appeso un arco. Un monte di abiti da donna ricopre il divano e i pupazzi di peluche sono nel bidet: questi oggetti però potrebbero essere stati posizionati in questo modo al momento della primissima perquisizione degli inquirenti.

Io sono andata in quella casa fino a due mesi prima. E adesso mi spieghi perché, ogni volta che andavo, dovevo dirglielo, voleva espressamente che glielo dicessi” ha commentato in studio la sorella della donna a processo, Viviana Pifferi. Viviana ha affermato di non aver mai visto l’appartamento in quel modo, ma Alessia non l’avrebbe mai lasciata da sola quando andava a trovarla, tanto che la sorella ha dichiarato di aver sempre visto solo cucina e camera da letto, e lì era tutto in ordine.

L’inchiesta parallela

Com’è noto, le due psicologhe del carcere in cui è reclusa Alessia Pifferi e la sua legale Alessia Pontenani sono indagate rispettivamente per falso ideologico e favoreggiamento. In un’intercettazione del 13 gennaio 2024, è stato riportato che una delle professioniste abbia parlato al telefono con Pontenani, la quale avrebbe detto: “Per fortuna ce l’abbiamo fatta”. La risposta: “Sei stata bravissima”.

Tra le carte si leggono le ragioni che hanno portato all’indagine: “La struttura sanitaria della Casa Circondariale di San Vittore è andata oltre le proprie competenze, e […] ha con lei avviato e portato a termine un percorso di rivalutazione dei fatti contestati, in un’ottica che può essere tranquillamente definita ‘difensiva’”. Le psicologhe avevano somministrato dei test, in base ai quali sarebbe emerso un presunto deficit cognitivo della detenuta. Le indagini chiariranno se si sia trattato di un semplice eccesso di zelo oppure se le accuse sono giustificate.

Al momento, come riportato da Quarto Grado, la perizia psichiatria ufficiale, disposta dal tribunale, avrebbe riscontrato sì in Alessia Pifferi un quoziente intellettivo basso ma al tempo stesso un alto punteggio nella simulazione. La domanda resta la stessa e il processo servirà a rispondere: chi è Alessia Pifferi e perché una bimba è morta in questo modo?

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