“Quando andiamo in strada non sappiamo come e se torneremo”. Si può riassumere così la testimonianza off-records di un esponente delle forze dell’ordine quando racconta la sua esperienza con il centro sociale Askatasuna. Ma questa è la voce di migliaia di agenti che negli anni hanno avuto a che fare con questi elementi che, oggi, festeggiano la legittimazione da parte del Comune di Torino. La voce dei sindacati di polizia si sta alzando forte contro la delibera della giunta del capoluogo torinese, che ha deciso di far rientrare il centro sociale nel regolamento dei beni comuni. Di fatto è stato calpestato l’onore e la dignità tutti quei servitori dello Stato che negli anni hanno messo a rischio la propria vita per difendere Torino dai loro assalti violenti.
“Siamo stati colpiti con pietre, bastoni e con ordigni esplosivi”, prosegue il testimone. Eppure, le violenze contro le forze dell’ordine non sembrano essere meritevoli di condanne che superano il semplice rimbrotto. L’obbligo di dimora serale, dalle 20 alle 8 del mattino, per il gip di Torino, che ha respinto 9 su 21 richieste di misure cautelari per i violenti di Askatasuna, è un “valido deterrente” per evitare la commissione di altri reati analoghi. “Le valutazioni effettuate dal gip sicuramente hanno tenuto conto dei fatti accertati e dell’attuale legislazione normativa ma, di fatto, questa diventa un’ulteriore delegittimazione nei confronti delle forze dell’ordine”, dichiara Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato di Polizia Sap.
“La nostra divisa, in questo modo, viene insultata due volte”, è il commento di un altro appartenente alle forze dell’ordine che preferisce rimanere anonimo che racconta di sputi ricevuti durante i cortei a Torino ma anche di gravi sassaiole di cui vengono fatti oggetti gli agenti durante le manifestazioni no Tav. Davanti a una mancata condanna ferma e adeguata alle violenze che subiscono, con quale spirito i servitori dello Stato vengono mandati nelle strade a difendere la sicurezza della collettività? Qualunque manifestazione di Torino, per i violenti di Askatasuna, è un’occasione per ingaggiare una guerriglia con le forze dell’ordine.
La regolamentazione del centro sociale da parte del sindaco, hanno scandito a chiare lettere e in modo congiunto i sindacati di polizia Siulp, Sap e Fsp, è “un attestato di benemerenza ai professionisti del disordine, odiatori seriali degli uomini in divisa colpevoli di difendere lo Stato”. Il morale davanti all’ennesima offesa che viene perpetrata ai danni delle divise è basso: “Non siamo rispettati, hanno calpestato ancora una volta il nostro lavoro”. Intanto, proprio dal centro sociale, e nonostante la mano molto morbida del gip, parlano di “giustizia a orologeria”, di “tempistiche sospette” per i provvedimenti. Un dubbio che è stato ripreso anche da Marco Grimaldi, deputato piemontese di Alleanza Verdi Sinistra, secondo cui si parla di un “fallo di reazione” per le iniziative intraprese dalla giunta torinese. Ma, evidentemente, non è così. “Anche oggi abbiamo avuto prova dell’appartenenza di Askatasuna ad azioni illegali, nonostante il Gip abbia per alcuni derubricato le misure cautelari in obbligo dira. Questo comunque certifica una continua attività illegale contro lo Stato attraverso l’uso della violenza“, ha commentato Luca Pantanella, Segretario Generale Provinciale torinese del sindacato FSP Polizia di Stato.