Premierato, via ai ritocchi. E si parte con la giustizia

Premierato, via ai ritocchi. E si parte con la giustizia

Al momento non è in agenda un vertice tra i leader di maggioranza», fanno sapere da Palazzo Chigi. L’agenda della premier è del resto fittissima: reduce da Bruxelles e dalla mediazione riuscita con Orban sull’Ucraina, in partenza per il Giappone dove sarà dal 4 al 6 febbraio, oggi Giorgia Meloni sarà in Sicilia e mercoledì in Abruzzo. Ieri era al telefono con il « premier britannico Sunak per discutere l’agenda del G7: Le beghe tra alleati sul premierato possono attendere. La partita degli emendamenti (che andrebbero presentati entro lunedì) al primo testo del ddl costituzionale è tutt’altro che chiusa: tra Lega e Fdi continua il braccio di ferro sulla definizione dei nuovi assetti costituzionali e dei poteri del premier eletto. Il Carroccio si è messo di traverso sullo scioglimento del Parlamento in caso di caduta del premier, il partito meloniano che parla di «ostruzionismo e capricci di Salvini».

Forza Italia si intesta il ruolo di mediatore: «Al tavolo di giovedì – dice il capogruppo Maurizio Gasparri abbiamo dato un deciso contributo alla sintesi, con l’obiettivo di salvaguardare l’elezione diretta e il principio del “simul stabunt simul cadent”, per cui il premier eletto può staccare la spina alla legislatura». Forza Italia mette però l’accento su quella che il vice premier azzurro Antonio Tajani definisce «la terza punta del programma di riforme» del centrodestra, ossia la giustizia: «Andiamo avanti sul premierato, sull’autonomia differenziata c’è stato un primo voto, ma la riforma della giustizia è l’altra priorità fondamentale – sottolinea il ministro degli Esteri – e prima si fa meglio è». Maurizio Gasparri ricorda che «i testi che abbiamo già concordato stanno marciando: la settimana prossima sarà in aula a Palazzo Madama il ddl Nordio su abuso d’ufficio e regolamentazione delle intercettazioni selvagge e della loro diffusione. Poi dovremo definire anche la separazione della carriere tra pm e giudici». L’inizio dell’esame è fissato per martedì prossimo, e il testo, spiegano da Forza Italia, rappresenta «il primo, importante step della complessiva riforma della giustizia» inclusa nel programma di governo. Separazione delle carriere compresa, che «non è un attacco contro i magistrati – sottolinea Tajani – ma anzi serve ad esaltare la funzione giudicante».

Intanto sulle ipotesi di modifica al premierato uscite dalla terza riunione fiume della maggioranza si abbatte non solo l’anatema delle opposizioni ma anche la critica durissima dell’ex presidente del Senato Marcello Pera, eletto con Fdi: «Questo non è premierato, è solo un pasticcio. Spero che Meloni e gli altri leader lo riscrivano da capo», dice. «Siamo di fronte a un testo così confuso e mal congegnato che neanche chi lo ha scritto lo capisce». Dal Pd coglie la palla al balzo il responsabile Riforme Alessandro Alfieri: «Le parole di Pera confermano quel che denunciavamo. Quella della destra è una riforma pessima e pasticciata, che svuota e indebolisce i poteri del capo dello Stato e svilisce il ruolo del Parlamento. Non lavoreremo alla riduzione del danno: quel testo è inemendabile». Replica da Fdi il relatore Alberto Balboni: «Le critiche delle opposizioni sono meramente strumentali: non vogliono l’elezione diretta».

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