L’antisemitismo è in forte aumento. E un nuovo segnale arriva, purtroppo, a confermare i segnali inquietanti di queste ultime settimane. Secondo i dati raccolti e analizzati dall’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec, nel 2023 sono praticamente raddoppiati gli atti registrati contro gli ebrei in Italia: dai 241 del 2022 siamo passati a 454. Emerge inoltre che questi atti ostili sono cresciuti in particolare dopo ottobre, dal momento dell’attacco di Hamas contro i civili israeliani. È proprio così, infatti. Nell’analisi di questo decisivo aspetto temporale si segnala infatti un’altra ricerca, letta in modo illuminante da Alessandra Tarquini, docente di Storia contemporanea alla Sapienza Università, a rivelare come non dalla reazione di Israele, ma dallo stesso progrom islamista, sia scaturito un meccanismo di avversione per lo Stato ebraico, dettato evidentemente dal pregiudizio (fondato com’era sulla previsione di una reazione militare che era immaginata, ma non ancora in atto, o addirittura eccitato in qualche modo da una lettura ideologica dello scontro innescato dall’azione terroristica).
Ma partiamo dai dati del Centro di documentazione ebraica contemporanea. Come ogni anno, l’Osservatorio antisemitismo ha elaborato la sua Relazione su atti e discorsi antisemiti in Italia. E venerdì il rapporto annuale sarà presentato, a Milano, ma alcune cifre danno già il senso del fenomeno. A seguito di 923 segnalazioni rilevate nel corso dell’anno appena concluso, infatti, sono 454 gli episodi di antisemitismo individuati dall’Osservatorio, e il dato – come detto – è in decisa crescita rispetto ai 241 episodi rilevati nell’anno precedente. Di questi 454 casi, 259 riguardano l’antisemitismo in rete e 195 si compongono di atti accaduti materialmente, tra cui un’aggressione e 40 casi di minacce. Quanto alla matrice ideologica che alimenta l’odio contro gli ebrei, al cospirazionismo ora si aggiungono proprio le reazioni legate alla guerra in Medio Oriente. Infatti, a seguito dei più recenti sviluppi del conflitto in corso tra Israele e Hamas, gli atti contro gli ebrei sono aumentati nella quantità e mutati nella forma: gli episodi rubricati tra ottobre e dicembre sono 216, circa la metà dei quali consumati “offline”. Anche per questo, l’Osservatorio antisemitismo si è anche dotato di un numero WhatsApp (349 4048201), attivo a partire da febbraio, che si aggiunge agli altri strumenti messi a disposizione per la segnalazione di atti ed episodi di antisemitismo.
Sui legami fra ostilità anti-ebraica e guerra, di particolare rilevanza, come detto, è la ricerca dell’Istituto Cattaneo di Bologna sull’evoluzione dell’antisemitismo in alcuni atenei del Nord Italia, come letta da Alessandra Tarquini, docente e autrice del fondamentale saggio “La sinistra italiana e gli ebrei”. “Dopo il 7 ottobre – scrive Tarquini su “Huffington post – l’affermazione antisemita che ha riscosso maggiore consenso è quella che proviene da sinistra. Secondo i ricercatori, mentre l’avversione di destra è rimasta tutto sommato invariata, la cifra di chi è convinto che gli ebrei si comportino come i nazisti ‘cresce nei giorni immediatamente successivi alla strage terroristica, molto prima della risposta del governo israeliano. È una reazione a quell’evento, non agli eventi successivi. Questa quota passa, infatti, dal 42% che si registra prima del 7 ottobre, al 46,2 dopo quella data, e continua a crescere nei giorni successivi’”. “Dunque – conclude Tarquini – l’antisemitismo non è provocato da Benjamin Netanyhau o dal comportamento predatorio dei coloni in Cisgiordania. Esiste prima e riemerge nei momenti drammatici del conflitto israelo-palestinese”.