Stellantis getta la maschera e ricatta l’Italia: “Fabbriche a rischio”

Stellantis getta la maschera e ricatta l'Italia: "Fabbriche a rischio"

Prosegue lo scontro a distanza tra il governo e Stellantis. Stavolta ad attaccare è il ceo della multinazionale olandese Carlos Tavares, che in un’intervista esclusiva rilasciata a Bloomberg ha minacciato la chiusura degli impianti in Italia e si è scagliato contro Palazzo Chigi. A finire nel mirino di Tavares sono le perplessità espresse dalla presidente del Consiglio nei confronti delle aziende che delocalizzano la produzione nei Paesi dove la manodopera ha un costo inferiore rispetto al nostro. “Questo – ha commentato Tavares – è un capro espiatorio, mentre si cerca di evitare di assumersi la responsabilità del fatto che, se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio le fabbriche italiane“.

L’amministratore delegato del gruppo attualmente presieduto da John Elkann ha invitato l’Italia a “fare di più per tutelare i posti di lavoro” nel settore auto e ha lanciato il guanto di sfida all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni: “Se non si vuole che i veicoli elettrici facciano progressi, basta interrompere i sussidi. È ovvio che il governo italiano lo stia facendo“, ha dichiarato il manager 65enne, che ha definito il mercato italiano dei veicoli elettrici “molto, molto piccolo“.

La scorsa settimana Meloni, durante il Questione Time alla Camera, ha criticato duramente l’operato del gruppo Fiat, reo di aver trasferito la sede fiscale “fuori dai confini nazionali” nell’ambito della “presunta fusione” tra Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot che ha favorito Parigi. La premier ha ricordato che oggi nel consiglio di amministrazione di Stellantis “siede un rappresentante” del governo francese, il quale a differenza dell’Italia detiene il 6,1% delle quote societarie tramite Bpifrance, dunque non c’è da sorprendersi se le decisioni della società vanno a beneficio dell’Eliseo piuttosto che di Roma. Di conseguenza, la produzione è ben più elevata in Francia che in Italia, come dimostrano le statistiche: nel nostro Paese, ha ricordato la Presidente del Consiglio, si è passati da più di un milione di automobili costruite nel 2017 a poco meno di 700mila nel 2022. La holding, nata nel 2021, controlla quattordici marchi: Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS Automobiles, FIAT, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trucks e Vauxhall.

Tavares si difende da queste accuse. “Non sono sempre d’accordo con il governo francese. Stellantis non è nelle mani del governo francese“, ha risposto. Al ceo ha replicato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha incontrato i giornalisti dopo il tavolo automotive tenutosi al ministero. “Se ora – osserva il ministro – Tavares o altri ritengono che l’Italia debba fare come la Francia, che ha aumentato il proprio capitale sociale all’interno dell’azionariato di Stellantis, ce lo chiedano. Se vogliono una partecipazione attiva, se ritengono sia necessario, possiamo discuterne“. Urso ha poi rivelato che nell’incontro avuto con Tavares e con la proprietà Elkann è stato chiesto all’Italia di essere “parte attiva in Europa per cambiare in maniera radicale il regolamento Euro 7, cosa che abbiamo fatto, riuscendo a cambiare la maggioranza in Europa nei luoghi decisionali e modificando il regolamento Euro 7 che avrebbe strozzato, a loro avviso, Stellantis e le altre case automobilistiche“.

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