Mahmood: “Sanremo e l’Europa, così riparto”

Mahmood: "Sanremo e l'Europa, così riparto"

Mahmood, torna a Sanremo per la terza volta. Le prime due ha vinto.

«Ma stavolta mi faccio una risata. Improbabile che vinca di nuovo, se vincessi mi tirerebbero i pomodori». (ride ndr)

L’ultima è stata con Blanco. La viene a trovare?

«Magari dopo lo chiamo e glielo chiedo».

Il brano si intitola Tuta gold. C’è un messaggio?

«Nessun messaggio. È un viaggio a ritroso che dal presente arriva al passato per capire gli sbagli che ho fatto. Da quelli con mio papà ad altri. Di certo ora sono più forte».

Anche in classifica Alessandro Mahmoud detto Mahmood è molto più forte rispetto a quando ha esordito a Sanremo vincendo con Soldi nel 2019. Oggi, che ha 31 anni e uno stile ormai riconoscibile già al primo ascolto, «vale» 35 dischi di platino tra Italia ed estero e anche l’ultimo brano Cocktail d’amore è rimasto due settimane al primo posto della classifica radio. Insomma la sua è la bella storia di un italiano di seconda generazione che fino a pochi anni fa faceva il barista in centro a Milano e ora si prepara a un tour europeo (parte il 4 aprile dal Rockhal di Lussemburgo) e poi a uno italiano (in estate). Nell’attesa, dopo il Festival esce anche il suo nuovo disco, che ha un titolo azzeccato (Nei letti degli altri) ed è un passo avanti, almeno al primo ascolto di alcuni brani. Insomma, a differenza di tanti altri, lui non lascia nulla al caso e qui risponde di corsa perché, tanto per dire, dopo poco ha la lezione di canto. D’accordo bei testi, ma cantarli bene è ancora un valore aggiunto.

A proposito di testi, si parla molto di quelli rap e trap che sono violenti e secondo qualcuno dovrebbero essere censurati.

«Spesso la violenza è frutto di esperienze vissute, ma non credo quei testi creino violenza. La musica non va giudicata in quest’ottica».

Ma che disco è Nei letti degli altri?

«È un disco libero fino in fondo. Ho cercato di essere il più sincero possibile. Dopotutto la musica è il centro della mia vita: anche se lavorassi in banca o in uno studio dentistico, alla sera tornando a casa mi metterei lo stesso a scrivere dei testi e delle canzoni».

Però Mahmood resta garbato e rispettoso anche quando parla di argomenti come sesso o droga.

«Ho iniziato a scrivere Nei letti degli altri dopo una festa a Manchester con qualche gin tonic che mi ha fatto ragionare sugli sbagli che avevo fatto. Ad esempio, con questo brano ho capito tante cose di me. E sono centrali i versi potremmo parlare invece di immaginarci nei letti degli altri per dimenticarci».

Parla spesso di sbagli e paure.

«Parlando d’amore, le mie paure sono quelle che poi alla fine mi fanno lasciare la persona con cui sto. Sono del segno Vergine, ho tanto bisogno di attenzioni».

Dopo l’album Ghettolimpo la sua vita è cambiata.

«Avevo assaporato la gioia di andare a vivere da solo ma poi è bruciato il palazzo nel quale vivevo (la Torre dei Moro di Milano) e sono ritornato da mia mamma. E quando sei costretto a tornare nella tua casa natale, beh, il posto ti sta molto più stretto».

Nella canzone Nel tuo mare c’è il verso «Più che finire in un threesome preferivo dei fiori». Autobiografico?

«Sì ma non vi sto a dire le posizioni». (ride alla battuta – ndr)

In Paradiso invece ci sono Tedua e Chiello.

«E io sono molto felice. Oltretutto in Sempre (Jamais) c’è anche il feat internazionale con la belga Angèle e la firma di Dardust».

Il disco esce la settimana dopo il Festival. Come pensa sarà accolto il suo brano Tuta gold?

«Diciamo che non è Soldi e nemmeno Brividi. Intanto la base musicale è baile funk (una sorta di funk carioca nato in Brasile negli anni ’80 – ndr) e ha un ritornello più da club».

C’è un rifermento al bullismo subito a scuola e anche qualche rimando a suo papà, come in Soldi.

«Da allora sono maturato e affronto questo rapporto in modo più consapevole».

Ma è vero che il brano Soldi ha cambiato la storia del Festival di Sanremo?

«Ma che ne so io? So soltanto che dopo ho iniziato a lavorare tanto e ne sono molto contento».

Nella serata delle cover interpreterà un super classico.

«Come è profondo il mare di Lucio Dalla. Un brano cui sono molto legato. Ed è anche un brano che per me esprime pienamente l’idea di libertà».

E lo canterà con i Tenores di Bitti.

«Il loro canto a tenore tipicamente sardo arriva forse per la prima volta al Festival. E per me ha un valore simbolico, viste le origini di mia mamma».

A proposito, lei sarà a Sanremo?

«Prima ha detto che non ci pensava neanche. Poi ha iniziato a dire che forse vengo. Vedremo come andrà a finire…».

Dopo il Festival, Mahmood parte per l’Europa.

«Voglio vedere se si ricordano ancora di me».

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