Il sogno di un grande Museo nazionale del Ricordo delle foibe e dell’esodo è diventato ieri realtà. Il Consiglio dei ministri, su proposta del premier e del responsabile della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha approvato il disegno di legge sull’istituzione del Museo a Roma. «Al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra – recita il primo articolo – di ricostruire e narrare la storia degli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e della più complessa vicenda del confine orientale italiano». Lo stanziamento di 8 milioni di euro in tre anni servirà a far partire il Museo, ma sarà una Fondazione con la Regione Lazio e altri soggetti pubblici e privati a dar vita all’iniziativa storico-culturale che si attendeva da tempo e che potrebbe essere realtà in un paio d’anni. Non è un caso che l’approvazione sia avvenuta in vista del Giorno del Ricordo della tragedia della foibe e del dramma dell’esodo del 10 febbraio. Migliaia sono stati gli infoibati e almeno 250mila gli esuli, che hanno «votato con i piedi» scappando dal paradiso socialista di Tito, che aveva scatenato le violenze anti italiane proprio per ripulire tecnicamente e politicamente la nuova Jugoslavia. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, di Pordenone, ha vissuto il tabù che per mezzo secolo aveva relegato nel dimenticatoio della storia questa pagina buia della storia patria. «É un importantissimo segnale. La tragedia che ha colpito tantissimi italiani morti nelle foibe e ne ha costretti tanti altri ad abbandonare la loro casa è una pagina terribile. Quanto accaduto merita di essere sempre conservato nella memoria» ha sottolineato dopo il Consiglio dei ministri. E ha aggiunto di essere «fiero che il governo» abbia approvato il decreto «a ridosso del 10 febbraio. A Basovizza (dove si trova la foiba monumento nazionale nda) quest’anno ci inginocchieremo con un elemento in più per ricordare sempre il dolore e la violenza perpetrata sui nostri connazionali».Fino ad oggi esistevano piccoli musei a Trieste, «capitale» morale dell’esodo e il Magazzino 18 con le masserizie degli esuli nel porto vecchio del capoluogo giuliano. Oltre all’Archivio Museo Storico di Fiume, che collaborerà con il progetto, ma la stessa relazione allegata al decreto evidenzia come si tratti di una «realtà privata per grandezza degli spazi e funzione». L’obiettivo è accentrare gli sforzi su un solo, grande, museo nazionale nella capitale che ha accolto nel dopoguerra «almeno 10mila esuli» mantenendo ancora oggi «il nome del Quartiere Giuliano-Dalmata nell’ambito del IX Municipio». L’approvazione del museo avviene a 20 anni dall’istituzione del 10 febbraio, pietra miliare per mantenere viva la memoria dei crimini commessi a guerra finita non solo contro gli italiani, militari e civili, ma pure sloveni, croati e serbi non allineati con il comunismo titino. La sede del museo è stata individuata vicino a piazza del Popolo. Marco Cimmino dell’Associazione nazionale dalmata ha auspicato, per evitare «polemiche», di affidare la gestione del museo «ad esperti di chiara fama, di alto profilo scientifico e basso profilo politico».