Estate 2022, mancano poche settimane alle elezioni. Tra l’allarme fascismo e il rischio di Italexit, spunta Giuseppe Conte. Archiviata la stagione del reddito di cittadinanza che tanto successo aveva riscosso al Sud, l’ex primo ministro ha la carta vincente per ottenere un buon risultato alle urne: la parola “gratis”. Sì, perché l’autoproclamato avvocato del popolo in ogni comizio sventola il termine “gratuitamente” e tutte le sue declinazioni in relazione al superbonus 110 per cento, che si rivelerà essere quasi esiziale per le casse dello Stato. Come Giuseppi, anche tanti esponenti di sinistra, in prima fila per rivendicare il presunto successo dell’iniziativa definita dal ministro dell’Economia Giorgetti “radioattiva”. Il resto è storia. Ma ora la pacchia acchiappavoti è finita.
Con una grande operazione di buonsenso, la maggioranza e il governo hanno deciso di bandire dalla comunicazione istituzionale l’utilizzo delle parole “gratuitamente” e “gratis” e delle locuzioni aventi analogo significato, in relazione a prestazioni o servizi statali che, seppur a fronte di un mancato pagamento diretto da parte del cittadino destinatario, comportino per la loro realizzazione oneri diretti o indiretti a carico della finanza pubblica. L’ordine del giorno presentato da Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia, ha ricevuto parere favorevole del governo, ora impegnato a “prevedere che nella pubblicità dei suddetti servizi vengano utilizzate espressioni che rendano chiaro che si tratta di prestazioni o servizi forniti grazie al pagamento delle tasse e delle imposte da parte dei contribuenti”.
L’ordine del giorno non ha ottenuto il sostegno del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, ma nessuno può dirsi sorpreso. La parola “gratis” è stata al centro delle campagna elettorali di Conte, che insieme ai compagni dem ha realizzato una misura che si è rivelata tutt’altro che gratuita. Come evidenziato da Filini, il superbonus 110 per cento si è rivelato ben più oneroso delle previsioni e purtroppo graverà insieme agli altri bonus sulla spesa pubblica per ben 150 miliardi, traducendosi in minori servizi per i cittadini. Con questo intervento, nessuno potrà rivendicare simili disastri e soprattutto nessuno potrà ingannare gli italiani -soprattutto chi è più in difficoltà – con termini allettanti. Impossibile dimenticare le filippiche di Conte che, senza spiegare la ratio della misura, andava a raccontare in maniera civica che gli italiani avevano la possibilità di ristrutturare casa gratuitamente. Una campagna assolutamente fallace, il j’accuse di Filini. Impossibile affermare il contrario.