Il futuro di Ilaria Salis è appeso a un filo. O meglio, dipende da cosa da cosa deciderà la Procura ungherese. Che intanto ha chiesto 11 anni di carcere per la 39enne militante antifascista, detenuta da un anno a Budapest, e accusata di aver partecipato all’aggressione di due neonazisti nella capitale dell’Ungheria l’11 febbraio del 2023. Nelle ultime ore la donna è apparsa in tribunale alla prima udienza del processo, legata mani e piedi, tenuta con una catena e sorvegliata su una panca per tutta la durata dell’udienza da due agenti di un corpo speciale della Polizia penitenziaria che indossavano un giubbotto antiproiettile e il passamontagna per non essere riconoscibili. La sua difesa ha annunciato ricorso puntando sia a una riduzione della pena che ad un riconoscimento della detenzione cautelare già scontata.
Chi è Ilaria Salis
In attesa di capire quali contorni assumerà l’intera vicenda, di Salis sappiamo che è cresciuta a Monza e che è lombarda. Come ha spiegato Il Corriere della Sera, la donna ha frequentato il liceo classico Zucchi e ha contribuito, nel 2003, a far nascere il centro sociale Boccaccio, avviato dall’iniziativa di alcuni giovani dei collettivi studenteschi. Di dichiarate posizioni antifasciste, e insegnante in una scuola elementare, Salis avrebbe da tempo preso le distanze dalle posizioni più radicali ed estreme, come confermato dal padre Roberto.
Oggi la donna è accusata dalla Procura ungherese di lesioni aggravate ai danni di due neonazisti per fatti avvenuti circa un anno fa in Ungheria. La difesa contesta la stessa natura del reato e l’aggravante di aver agito “nell’ambito di un’associazione a delinquere tedesca“, la ‘Hammerband‘ di Lipsia, che avrebbe scelto Budapest per attaccare e assaltare militanti fascisti e neonazisti radunati l’11 febbraio in occasione del Giorno dell’onore. Il giudice ungherese ha confermato per il momento la custodia cautelare in carcere della maestra lombarda.
Cosa è successo in Ungheria
I fatti per i quali è accusata Salis risalgono, come detto, all’11 febbraio 2023. In quei giorni, in occasione del Giorno dell’onore, a Budapest era andato in scena un raduno al quale hanno partecipano esponenti di estrema destra. Nello specifico, gruppi di neonazisti, skinheads, hooligans si sono dati appuntamento nella capitale ungherese per commemorare un battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire l’assedio della città da parte dell’Armata Rossa.
Secondo quanto riportato dai media, Salis, una volta saputo dell’evento, avrebbe deciso di raggiungere Budapest per schierarsi con i movimenti antifascisti che stavano organizzando una contromanifestazione di protesta. L’11 febbraio si sono verificati scontri e incidenti tra le due fazioni. Alcune riprese video hanno immortalato alcuni estremisti circondati e aggrediti a colpi di manganello da alcune persone dal volto coperto. La donna italiana è stata arrestata e accusata di far parte del gruppo di aggressori.
Salis si dichiara innocente, non ricnoscendosi nei filmati. La polizia ha effettuato l’arresto in un momento successivo all’aggressione, fermando Salis in un taxi assieme ad altri due antifascisti tedeschi. Inizialmente è stata accusata di aver preso parte a quattro aggressioni, ma due di questi episodi sono andati in scena quando la 39enne non era ancora arrivata in Ungheria. Al momento dell’arresto sarebbe stata trovata in possesso di un manganello retrattile tenuto con sé per difesa personale.
Cosa rischia la 39enne italiana
La procura di Budapest, come detto, ha chiesto 11 anni di carcere per Salis. Secondo il quotidiano ungherese Magyar Nemzet la 39enne milanese si sarebbe dichiarata innocente in apertura del processo a carico suo e di altri tre imputati, tutti stranieri.
Uno di essi, un cittadino tedesco, si è dichiarato colpevole ed è stato condannato con rito immediato a tre anni, pena per la quale farà ricorso sia l’accusa che la difesa. Trascorsi due terzi della pena potrà essere espulso dall’Ungheria e non potrà rientrarvi per cinque anni.
Accusata di aver partecipato, con esponenti del gruppo di estrema sinistra ‘Hammerband’, a quella che le autorità ungheresi hanno definito una caccia all’uomo tra il 9 e il 10 febbraio dell’anno scorso, Salis si è vista negare la revoca della custodia cautelare per il presunto pericolo di fuga. L’udienza, nella quale la donna è comparsa con schiavettoni ai polsi e alle caviglie, è stata aggiornata al 24 maggio 2024.